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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 alle ore 20:26.
«Stiamo uniti». È la frase di Gianni Morandi in questo Festival: non è solo una frase che riassume il suo spirito di squadra. È lo spirito del 150° dell'Unità d'Italia che aleggia su tutta la manifestazione. L'acme, nella serata del giovedì.
Tutto partirà nel pomeriggio. «Non siamo superstiziosi – spiega il direttore artistico Gianmarco Mazzi – così abbiamo scelto il 17 alle 17 per iniziare i festeggiamenti che anticiperanno di un mese la festa nazionale».
Sui cieli di Sanremo, le frecce tricolori. Poi, i fuochi d'artificio all'apertura del red carpet. Per l'occasione, la serata del festival («Nata per Unire») viene annunciata da una serie di spot su Raiuno. E lo show viene "dopo il tiggì": ore venti e quaranta. E sarà un fiume di musica e momenti di spettacolo. Ad aprire, un balletto di Daniel Ezralow, dal titolo "Italia Unita". Fabio Cannavaro, che avrebbe voluto raccontare trionfi e sconfitte della Nazionale, non ci sarà perché – spiega l'organizzazione del Festival - la Federazione araba non lo ha liberato: simbolo del cuore italiano nello sport, ma pur sempre giocatore dell'Al-Ahli di Dubai.
Il grande ospite, ovviamente, sarà Roberto Benigni. Per organizzare il suo intervento, blitz pomeridiano di Gianni Morandi e Gianmarco Mazzi a Bordighera. Per ora, Morandi ha dichiarato che il premio Oscar «sa che verrà in una serata sobria e solenne, non si metterà a sbeffeggiare, giocare e fare battute. Verrà come ha fatto con Dante a raccontarci l'esegesi degli italiani». E dell'Inno di Mameli. Per Roberto Benigni, un cachet – si dice – di 200mila euro. Il conduttore smorza ogni tentativo di polemica: «è un premio Oscar, dovrebbe essere pagato quattro volte in più di quanto la Rai deciderà di pagarlo».
Note da tempo le canzoni "storiche" scelte dai quattordici "big". La più singolare, quella voluta dai favoriti Modà: Here's to you, la ballata di Sacco e Vanzetti di Joan Baez ed Ennio Morricone. «Ricorda due italiani condannati ingiustamente all'estero – racconta il frontman Francesco – è una canzone emozionante che tocca il tema dell'immigrazione: ci sembrava importante in questo momento storico». Roberto Vecchioni canterà ‘O surdato ‘nnammurato per ricordare le sue origini napoletane. Lo stralunato Tricarico porterà sul palco L'Italiano di Toto Cutugno. L'abbiamo sempre cantata come fosse una banale canzonetta, ma lui la vede altrimenti: «una canzone d'amore, che ci trasmette la speranza che gli errori non si ripetano, che la storia ci insegni qualcosa».