House Ad
House Ad
 

Cultura-Domenica Musica

Benigni patriota fa il boom di ascolti, oltre 15 milioni davanti alla tv

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 08:39.

Al Bano e Anna Tatangelo tornano in gioco a furor di popolo nella serata che celebrava i 150 dell'Unità d'Italia: a decidere il loro passaggio in finale, nonché la definitiva esclusione di Patty Pravo e Anna Oxa, è il televoto sovrano.

Per il resto la terza serata di Sanremo 2011 - quella in cui i big in gara hanno reinterpretato liberamente le canzoni che hanno segnato la storia nazionale - sarà ricordata soprattutto per l'incursione di Roberto Benigni esegeta (a cavallo) dell'inno di Mameli che non perde occasione scoccare frecce su tutti i protagonisti del cosiddetto Ruby-gate e ironizzare sulla crisi politica in atto. Roba da oscurare, una volta tanto, i pur sempre prontissimi Luca e Paolo, «guastatori comici ufficiali» della sessantunesima edizione della kermesse.

Record di ascolti
Boom di ascolti ieri sera per la serata che ha ospitato il ciclone Roberto Benigni: la prima parte (20:40 - 23:21) ha tenuto davanti alla tv 15 milioni 398 mila spettatori pari ad uno share del 50.23%. La seconda parte della terza serata del Festival (23:26 - 01:09) ha totalizzato invece 7milioni 529 mila spettatori e uno share del 53.21%. La media ponderata della serata è stata di 12 milioni 363 mila spettatori pari ad uno share del 50.90%, ben al di sopra di quella dello scorso anno i (46%). Il principale competitor della serata di ieri, Annozero di Michele Santoro, ha totalizzato quattromilioni 250 mila spettatori e uno share del 14,13%.

Fuori Patty Pravo e la Oxa
Per quanto riguarda la competizione canora, il verdetto più atteso è arrivato intorno all'una di notte, quando il televoto ha sancito il ripescaggio dei brani «Amanda è libera» di Al Bano e «Bastardo» di Anna Tatangelo, a discapito de «Il vento e le rose» di Patty Pravo e «La mia anima d'uomo» di Anna Oxa. Per il cantante di Cellino San Marco si tratta del secondo exploit di una serata che lo aveva già visto trionfare nella sezione celebrativa del centocinquantenario dell'Unità d'Italia.
Carrisi e la Tatangelo tornano ora ad aggregarsi agli altri dieci finalisti che questa sera reinterpreteranno, con ospiti al seguito, i brani in concorso e domani si contenderanno il podio.

L’articolo continua sotto

Tags Correlati: Albano Carrisi | Anna Tatangelo | Annozero | Cinquetti | Claudio Villa | Dimitra Theodossiou | Francesco De Gregori | Giuseppe Verdi | La Crus | Mauro Masi | Michele Santoro | Musica | Oronero | RAI | Roberto Benigni | Rolling Stones | Sanremo | The Beatles | Va pensiero

 

Per la sezione giovani, approdano invece alla finale di stasera Roberto Amadé con «Come pioggia» e Micaela con «Fuoco e cenere» che dovranno vedersela con Raphael Gualazzi («Follia d'amore») e Serena Abrami («Lontani da tutti»). Proprio il brano di Micaela nel pomeriggio di ieri è diventato una specie di caso, date le accuse di plagio mosse dal trio Oronero che nel 2006 avrebbe inciso praticamente la stessa canzone. Accuse rispedite al mittente dall'entourage della cantante.

Benigni e l'«Italia minorenne»
Com'era fin troppo facile da prevedere il momento più intenso della serata (e oggi l'Auditel ne darà scontata conferma) è stata l'esibizione di Roberto Benigni, il solito «evento nell'evento» che il comico toscano crea quando partecipa a una trasmissione televisiva. Il pretesto dell'esibizione, dato il tema della serata, era l'esegesi dell'inno di Mameli ma il suo si è rivelato un intervento molto più ampio del previsto, nettamente diviso in due parti: la prima comica e graffiante in cui ha citato Silvio (Pellico) e i minorenni (che fecero il Risorgimento), la seconda intensa, dedicata alla ricostruzione del testo de «La marcia degli italiani».
«Avevo qualche dubbio a venire a cavallo perché per i cavalieri è un periodo poco felice», ha esordito una volta sceso dal cavallo bianco con cui è entrato all'Ariston sventolando il tricolore. Poi battute a raffica: da «Mi piace lo stile di Morandi, gli possono fare qualunque sopruso e non reagisce. Il prossimo festival lo facciamo presentare a Bersani» a «dov'è la vittoria sembra scritto dal Pd»; da «150 anni per una nazione che volete che sono, è una bambina... una minorenne, ‘sta storia delle minorenni è nata a Sanremo con la Cinquetti che si è spacciata per la nipote di Claudio Villa. Ruby Rubacuori: l'ho detto, se non ti piace cambia canale e vai sul Due: no, là c'è Santoro»; fino a «ha detto che è la nipote di Mubarak, bastava andare all'anagrafe in Egitto e vedere se Mubarak di cognome fa Rubacuori». Poi ancora: «Ci sono due persone che telefonano continuamente, una è qui», ha detto rivolto al direttore generale della Rai Mauro Masi seduto in platea.

Cavour e la nipote di Metternick
Poi il cambio di registro e l'ingresso progressivo nell'analisi del testo, attraverso frasi scherzose come «Cavour è stato il secondo più grande premier della storia, poi lo beccarono con la nipote di Metternick», «Garibaldi era famoso in tutto il mondo, manco i Beatles, Bono e i Rolling Stones», «la prima capitale è stata Torino poi fu spostata a Detroit» fino al cambio totale di registro. Com'è tipico del suo stile, Benigni è diventato un cantore appassionato mescolando l'analisi testuale di Mameli alla storia e alla letteratura, mettendo in evidenza la giovane età degli eroi del Risorgimento, facendo emergere dal passato uomini e donne che hanno contribuito alla nascita del nostro Paese. «L'Italia è l'unico paese al mondo dove è nata prima la cultura e poi la nazione», «Cavour, Mazzini, Garibaldi sono usciti dalla politica più poveri ma hanno lasciato ricchi noi... una cosa memorabile», «la nostra bandiera è l'unica che viene dal più grande poeta del mondo (Dante, ndr). Vogliategli bene a quella bandiera», ha concluso. Parole che, neanche a dirlo, hanno subito suscitato un turbinio di reazioni politiche.

Il «Nabucco» di Carrisi domina le celebrazioni
Quando gli artisti sono chiamati a confrontarsi sul terreno della tradizione, non può che prevalere un artista tradizionale. E così è stato ancora Al Bano, con la sua reinterpretazione del coro «Va pensiero» dal «Nabucco» di Giuseppe Verdi (supportata dal soprano Dimitra Theodossiou e dal tenore Iannis Plutarchos, entrambi greci), il più televotato della maratona benefica che ha visto i 14 big in concorso cimentarsi con altrettanti brani «patrimonio dell'Italia unita». Per il resto si segnalano la sognante «Parlami d'amore, Mariù» dei La Crus, Davide Van der Sfroos che ha rifatto il Francesco De Gregori di «Viva l'Italia», la versione di Roberto Vecchioni di «'O surdato ‘nammurato» e Luca Madonia ne «La notte dell'addio» con Franco Battiato a dirigere l'orchestra. L'operazione celebrativa che faceva deliberatamente commistione di «sacro» (sentimento patrio) e «profano» (la canzonetta) a conti fatti è apparsa un tantino kitsch ma c'era da aspettarselo. Così come c'era da aspettarsi un finale di serata con Morandi a interpretare «sottovoce» l'inno di Mameli.

Shopping24

Da non perdere

L'esempio di Baffi e Sarcinelli in tempi «amari»

«Caro direttore, ho letto (casualmente di fila) i suoi ultimi tre memorandum domenicali. Da

L'Europa federale conviene a tutti

Ho partecipato la scorsa settimana a Parigi a un incontro italo francese, dedicato al futuro

Non si può privatizzare la certezza del diritto

In questa stagione elettorale, insieme ad un notevole degrado, non solo lessicale, ma anche di

Le sette criticità per l'economia Usa

Quale futuro si prospetta per l'economia degli Stati Uniti e per quella globale, inevitabilmente

Sull'Ilva non c'è più tempo da perdere

La tensione intorno al caso dell'Ilva non si placa. Anzi, ogni giorno che passa – nonostante i

Casa, la banca non ti dà il mutuo? Allora meglio un affitto con riscatto. Come funziona

Il mercato dei mutui in Italia resta al palo. Nell'ultimo mese la domanda di prestiti ipotecari è


Jeff Bezos primo nella classifica di Fortune «businessperson of the year»

Dai libri alla nuvola informatica: Jeff Bezos, fondatore e amministratore delegato di Amazon,

Iron Dome, come funziona il sistema antimissile israeliano che sta salvando Tel Aviv

Gli sporadici lanci di razzi iraniani Fajr-5 contro Gerusalemme e Tel Aviv costituiscono una

Dagli Assiri all'asteroide gigante del 21/12/2012, storia di tutte le bufale sulla fine del mondo

Fine Del Mondo, Armageddon, end of the World, Apocalypse? Sembrerebbe a prima vista roba da