Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 18:26.
Alzi la mano chi non conosce un avanguardista che quando torna Sanremo ripete che è ora di finirla, brandendo il vessillo della musica su iTunes, Mtv e i talent show. Eppure il festival resiste, e con lui alla fine si fa come con alcuni anziani, venerabili per carriera ed età ma un po' imbalsamati, anche mentalmente: alle spalle se ne ride, per poi mettersi sull'attenti e porgergli la mano con garbo infinito quando li si incontra.
Canzoni storiche e Benigni ospite per la serata dedicata all'Unità d'Italia (di Marta Cagnola)
Il palco dell'Ariston è un po' come il salotto di Nonna Speranza descritto da Guido Gozzano, con Loreto impagliato, i frutti di marmo sotto le teche di vetro e il «il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone». Anche lui inevitabilmente invecchiato e inebetito, ma sempre capace di incutere timore reverenziale. Forse è questo che giustifica il congelamento emotivo di tutti i presentatori, bloccati dal copione, prigionieri del gobbo, incatenati a quell'atteggiamento generalista da prima serata, assassino dell'improvvisazione e che condanna alla perenne frontalità.
Lo spirito di Sanremo pende come il vecchio lampadario sulle teste di Gianni Morandi, Belen ed Elisabetta Canalis, con chiaro effetto ingessatorio. Non ci sono nemmeno i cari fiori della Riviera, disposti tradizionalmente a cascata come sugli altari, a rompere la fissità del trio. Morandi sa che lui è il capo della squadra, ma si troverebbe molto di più a suo agio se al posto dello smoking su misura Ferragamo gli fosse stata concessa la camicia con le maniche tirate su e se per recitare la lista di cantanti, canzoni e direttori gli fosse stato almeno permesso di sedersi sul palco e slacciarsi un bottone.
Elisabetta Canalis, invece, è imprigionata da qualcuno che non c'è, ma che tutti conoscono e che l'ha costretta a evolversi in donna impegnata e consapevole dei problemi mondiali come quello del Darfur: quindi si frena dal ridere o ammiccare troppo, atteggiamenti che avverte come residui del suo passato da velina e compagna di semplici calciatori. Quanto a Belen sembra irrigidita di rimbalzo dagli altri due: oltre che più bella di Elisabetta, è anche molto più simpatica e sveglia, anche perché ben consapevole di quello che sta facendo e di quello che rappresenta. Ma se ne sta lì anche lei, con mani letteralmente in mano e parole misurate, in attesa del camerino per mettere i piedi sul tavolo e mandare messaggini pieni di emoticons a Corona.