Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2011 alle ore 09:41.
Se proprio vogliamo parlare di musica, tocca registrare l’eliminazione tra i fischi del pubblico dissenziente di Tricarico e Max Pezzali, nonché l’exploit del promettentissimo swinger Raphael Gualazzi nella categoria giovani. Ma la netta sensazione è che la quarta serata di Sanremo 2011 non passerà certo alla storia per gli aspetti artistici, quanto piuttosto per gli ospiti internazionali «sfuggiti di mano» a capitan Morandi e squadra al seguito: prima il presentatore-cantante è andato in confusione al cospetto di Monica Bellucci, abbracciandola e apostrofandola con un «si mantiene bene», poi Elisabetta Canalis ha evidenziato i suoi limiti di traduttrice nell’intervista a Robert De Niro incorrendo nel disappunto dello stesso Morandi, quindi il leader dei Take That Robbie Williams si è abbandonato a esplicite allusioni sessuali all’indirizzo di Belen.
All’altezza della situazione a quanto pare solo Luca e Paolo che, dopo la lezione di Roberto Benigni sull’Unità d’Italia per altro lodata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si sono ripresi il centro della scena con un’esilarante ricostruzione in musica dei guai del Pd, fino a puntare il dito contro il principale problema di Berlusconi: «La sfiga».
Tricarico e Pezzali out, due premi a Gualazzi
Primo verdetto inappellabile per la categoria big: Tricarico con «Tre colori» e Max Pezzali con «Il mio secondo tempo» sono stati eliminati dalla competizione e non parteciperanno alla finale di stasera. Sentenza appresa con disappunto dal pubblico dell’Ariston che aveva gradito sia la performance del cantautore milanese, accompagnato per l’occasione dal coro di bambini Silasol (era pur sempre la serata nella quale i big duettavano con ospiti illustri), che quella dell’ex cantante degli 883 affiancato dal duo comico Lillo e Greg. Nota lieta, in ogni caso, la vittoria di Raphael Gualazzi nella categoria giovani con il brano «Follia d’amore», un talento in ascesa che si aggiudica anche il premio della critica «Mia Martini». Ha alle spalle studi classici, al piano vanta una notevole attitudine jazz e ha già suonato in giro per i club di Stati Uniti e Francia. Gualazzi è insomma uno che ha tutte le carte in regola per posizionarsi sull’asse Paolo Conte-Vinicio Capossela-Sergio Cammariere. «Il jazz e la canzone – dice a seguito dell’exploit sanremere - possono convivere, ma nella mia musica c’è molto forte il senso del live». E a sentire «Follia d’amore» c’è da credergli.