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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 08:21.

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Il dono che ricevetti da Marco Lodoli, che lesse un mio racconto e invitò alcuni editori a leggerlo, è un dono che a lui – si può dire – non costò nulla: se non la messa in gioco della sua stessa persona. Questo dono ha una caratteristica: può essere trasmesso in dono ad altri, senza nessun costo; se non la messa in gioco della propria persona. Il giorno in cui fui riconosciuto imparai che cos'è il riconoscimento, e iniziai ad addestrarmi a riconoscere altre persone.
Da quel giorno in poi, ho solo cercato di essere disponibile. Chiunque cerchi il mio telefono personale, il mio indirizzo di casa, il mio indirizzo elettronico, li trova con pochi secondi di ricerca in rete. Come qualcuno profetizzò anni fa, mi sono guadagnato in questo modo anche un po' di seccature. Ma questo è nulla rispetto alla bellezza di poter compiere alcuni gesti di riconoscimento dell'umanità altrui, rafforzando così un pochino, spero, anche l'umanità mia. laura lepri 03 Tante grazie a Grazia Editor indipendente Narrano le leggende editoriali che Grazia Cherchi si sedesse sul suo divano e, matita alla mano, cominciasse a leggere a voce alta il testo, inesorabile: «Era inevitabile, le parole o le frasi che non c'entravano, quelle in più, superflue o ridondanti, urlavano come maiali sgozzati che dovevano essere finiti, ammazzati, cancellati», mi disse una volta uno scrittore. Proveniva, ancora turbato, da alcuni pomeriggi di lavoro sul suo testo, con quella signora colta, protettiva e severa dell'editoria più "militante". L'aneddoto risale ai primi anni Novanta e, a ripensarci a quindici anni di distanza dalla sua morte, in fondo è proprio a lei che dobbiamo un cambiamento nella percezione del bellissimo mestiere dell'editor. Mestiere antico quanto l'editoria, è sempre stato applicato in una sorta di stanza segreta delle case editrici, con discrezione. A ripensarci sembra proprio un bel paradosso, ma in quegli anni di esplosione di nuovi autori, e di cambiamento del mercato editoriale, da allora in poi più feroce, fu proprio la Cherchi, indipendente dai marchi, free lance, battitrice liberissima, a parlarne come l'utile accompagnamento del lavoro della scrittura. A nessuno sarebbe venuto in mente di ritenerla al soldo dei gusti del pubblico o pastorizzatrice della lingua come spesso si imputava a quella pratica. I nomi dei suoi "protetti" parlavano da soli: Onofri, Baricco, Maggiani, Riotta e tanti altri. Fu proprio lei a rendere familiare la parola editing, spesso maltrattata per motivi ideologici. Oggi è molto diverso: gli scrittori si sentono abbandonati dalla propria casa editrice se nessuno si occupa da vicino del loro lavoro. Si affidano volentieri. Si sentono più protetti. Lo start fu dato con Grazia.
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