Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 08:19.

My24

continua a pagina 4
continua da pagina 3
E colpisce ricordare come siano passati solo tre anni da quando John Podesta, dapprima stratega clintoniano e poi architetto della trionfale vittoria di Obama, sceglieva con orgoglio di titolare con The Power of Progress il suo ultimo saggio teorico (in italiano L'America del Progresso, Marsilio, pagg. 192, € 16,00).
Ma il fascino del progresso oggi sembra scomparso anche dagli arsenali simbolici delle famiglie politiche del nostro continente, che riflettono gradi diversi di ripiegamento nazionale e scontano tutta intera la crisi del progetto europeo. È il sacro egoismo di Angela Merkel, che cerca riparo dentro i confini della ripresa economica tedesca. È l'appannarsi definitivo della carica innovatrice di Nicholas Sarkozy, che ha grandemente ridotto il tono della sua rupture in patria e all'estero. È il declino di Zapatero e del suo progetto di «socialismo dei cittadini» sotto il peso della crisi economica. Sacche di fiducia resistono intorno ai leader appena arrivati al potere, come il britannico Cameron, ma solo al prezzo di un drastico ridimensionamento delle ambizioni e della fine di ogni tentazione di "dare la linea" al di fuori dei propri confini nazionali. Ci si occupa delle cose di casa propria e della contingenza più stretta, senza più alcuna velleità di disegnare grandi strategie valide per il mondo come nei tempi ormai lontani del New Labour.
Non c'è dunque da stupirsi se quella che fino a pochi anni fa è stata la terra dell'orgoglio progressista legge con molta stanchezza gli avvenimenti che potrebbero trasformare il volto del mondo arabo. Troppo debole la stima nella nostra capacità di poter guidare il cambiamento, troppo lontani gli anni del crollo del comunismo quando riuscimmo a fare il pieno di fiducia all'ultima delle ideologie novecentesche. E allora vale la pena cimentarsi in un esercizio di nostalgia, tornando a cosa fu davvero quel comunismo reale la cui fine ci regalò un'iniezione di ricostituente progressista. Ce lo ricorda in questi giorni il francese Nicholas Werth con Nemici del popolo (il Mulino, pagg. 296, € 26,00): stupenda e spietata monografia dedicata al nucleo storico più autentico del comunismo russo, il «grande terrore» con cui tra il 1937 e il 1938 il regime sovietico realizzò «una vasta impresa di ingegneria e di purificazione sociale volta a sradicare tutti gli elementi socialmente pericolosi ed etnicamente sospetti». Il risultato? Circa 750mila cittadini giustiziati, a una media di 50mila esecuzioni al mese e 1.600 al giorno, nella più grande mattanza realizzata in tempo di pace nella storia europea del Novecento. Tanto per ricordare da quale fine era cominciata la nostra ultima stagione di fiducia in noi stessi. © RIPRODUZIONE RISERVATALibri e autori per saperne di più /01
guasto è il mondo
Tony Judt
Editori Laterza
pagg. 178 | € 16
Lo studioso scomparso un anno fa analizza gli effetti del «piccolo crac» del 2008 che hanno portato a una «grottesca disuguaglianza», che rischia di minare le basi della fratellanza: condizione necessaria della politica. Judt indica la strada della ripresa: «Torniamo alle radici del XX secolo». Il modello da seguire per l'intellettuale è il «conservatore» John M. Keynes./02
oltre la destra
e la sinistra
Anthony Giddens
Il Mulino
pagg. 310 | € 14
Uno dei testi fondamentali per capire gli effetti della globalizzazione sulla politica. Al centro dell'analisi di Giddens, la ricostruzione di un programma politico radicale. La crisi dei valori si affronta mettendo al servizio di obiettivi tipici della sinistra (liberazione, uguaglianza, emancipazione) i principi base del conservatorismo filosofico: conservazione, solidarietà, protezione./03
l'america del progresso
John Podesta
Marsilio Editore
pagg. 192 | € 12,80
Il guru della sinistra americana, fondatore del Center for American Progress, ex capo gabinetto di Bill Clinton e, oggi, uno dei più ascoltati consiglieri di Obama, analizza le diverse stagioni del ventesimo secolo, dal populismo di inizio Novecento al «clintonismo» degli anni Novanta, fino all'amministrazione Obama. Un secolo di successi e sconfitte della sinistra americana./04
nemici del popolo
Nicolas Werth
Il Mulino
pagg. 296 | € 26
Il saggio di Werth racconta la macchina politico-burocratica del terrore dell'Unione Sovietica che sterminò 750mila persone. La spietatezza staliniana, la burocrazia opprimente, lo spirito di emulazione delle amministrazioni, gli eccessi di zelo dei gregari: nel libro dello storico francese i meccanismi, le persone, i fatti del «grande terrore» del comunismo russo.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi