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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 08:20.

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Nei termini del grande critico marxista americano Fredric Jameson, il vampiro sarebbe insomma una proiezione dell'«inconscio politico» della modernità (anche se Butler si direbbe soprattutto un discepolo di quel Sigfried Kracauer che leggeva nell'abbondanza degli ipotizzatori messi in scena nel cinema di Weimar il preannuncio dell'avvento al potere di Hitler). E qui Metamorphoses of the Vampire ha buon gioco a mostrare come, ben prima dei romanzi e dei drammi che hanno fissato per sempre i suoi tratti fondamentali, il vampiro sia stato una figura tradizionale della satira e della propaganda politica da Oliver Goldsmith a Robert Burns e da Voltaire a Heinrich Heine, fino a Karl Marx: l'accusa più tipica da rivolgere ai propri avversari, rimproverati di succhiare le ricchezze del popolo.
Se il pregevole libro di Butler corre un rischio, è quello di dilatare troppo i propri confini. È il prezzo che pagano spesso le ricerche più radicali e innovative. Oltre ai centinaia di vampiri letterari e cinematografici analizzati con straordinaria dovizia di informazione, Butler non rinuncia infatti a includere anche figure solo parzialmente assimilabili ai suoi mostri, come certi cattivi dei film degli anni Venti di Fritz Lang e Robert Wiene o il faustiano Peter Schlemil di Chamisso. Se la storia dei vampiri è anche la storia di una metafora (come Metamorphoses of the Vampire mostra egregiamente), qualche volta Butler tende insomma a prendere le metafore sin troppo alla lettera. Basta cioè che qualcuno abbia definito «vampiro» un personaggio letterario o storico perché, in qualche modo, egli lo diventi a tutti gli effetti, guadagnandosi di diritto un posto nel libro.
Questa critica vale soprattutto per la parte finale, quando per esempio Butler sembra concedere troppo affrettatamente il proprio consenso all'identificazione dei succhiatori di sangue contemporanei con gli avamposti del capitalismo americano proposta nel pieno degli anni Settanta da Julio Cortazàr in Fantomas contro i vampiri multinazionali. Prova, forse, che del proprio tempo (e delle sue passioni) non è possibile parlare con lo stesso distacco che ci ispirano le lotte di duecento anni fa. A meno che, invece, non si voglia considerare proprio la perplessità che provoca l'inclusione di questa o di quella figura nella famiglia dei vampiri come l'ultimo colpo di bravura di Erik Butler: lo stratagemma per ricordarci ancora una volta che, con la genia di Dracula e di Nosferatu, i confini non possono che rimanere quanto meno incerti. La conferma, insomma, che l'eterna politicità del vampiro, che non smette di interrogarci sulla natura convenzionale di ogni frontiera e sul suo dissolversi al primo raggio di sole della Ragione, sta precisamente nella nostra incapacità di indicarlo con assoluta chiarezza.
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metamorphoses of the vampire in literature and film. cultural transformations in europe (1732-1933) Erik Butler Camden House, Rochester (NY) pagg. 225|$ 55,00

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