Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 09:02.

A scendere altre mete, tra cui, a partire dal 2004, anche l'Italia. All'interno o all'estero comunque l'accesso all'istruzione è a pagamento. Beida, per esempio, costa 6mila yuan l'anno (660 euro circa), un'università di lingue di rango inferiore 5mila yuan (circa 550 euro): non poco per un paese con un reddito medio di 2.500 euro l'anno. I più poveri possono sperare in voti alti per avere qualche borsa di studio o collette di villaggio, che sostengono il giovane intelligente il quale porterà onore e affari al paese natio. Il grande business dell'università si vede a colpo d'occhio nelle librerie, affollatissime, dove imperano i manuali, i corsi per fare qualunque cosa, o nelle edicole, dove i giornali hanno articoli più lunghi e meno fotografie dei nostri, perché semplicemente ai cinesi piace leggere e non guardare le figure.
Per questo i dirigenti statali sfoggiano dottorati, veri o finti, che li legittimano: sono mandarini come quelli del passato in un sistema che premia l'avanzamento di carriera, in teoria basato soltanto sulla cultura e il talento. Alla fine il risultato, in questi anni di diffusione dell'istruzione universitaria, è forse l'inizio della mandarinizzazione della classe media cinese. Tutti hanno una casa, cercano di avere un'auto e vogliono anche un titolo di studio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA