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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 19:22.

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Una scena di Sucker Punch (AP)Una scena di Sucker Punch (AP)

Un weekend per tutti i gusti e per tutti i generi: da un fantasy d'azione a un melò fantascientifico, passando per un thriller ad alta tensione e persino per un documentario italiano che farà molto parlare di sé. Nelle nostre sale, in questo fine settimana, arrivano pellicole molto diverse una dall'altra, che daranno al pubblico un'ampia possibilità di scelta.
Nonostante nell'elenco non ci sia alcun film memorabile, i titoli attesi sono davvero tanti, a partire da «Sucker Punch» di Zack Snyder.

Dopo il lungometraggio d'animazione «Il regno di Ga'Hoole – La leggenda dei guardiani», diretto probabilmente su commissione, la Warner Bros ha dato carta bianca (oltre a un budget di circa 85 milioni di dollari) al regista americano, permettendogli di realizzare un'opera sentita e personale che aveva in cantiere da diverso tempo. Snyder riprende l'immaginario fumettistico che aveva già messo in scena in «300» e «Watchmen», ma mentre nei due precedenti la sceneggiatura era ricalcata sulle omonime graphic novel di grande successo (la prima di Frank Miller, la seconda di Alan Moore), «Sucker Punch» parte da un soggetto dello stesso regista che lascia più di qualche dubbio sulle sua capacità di costruire una storia da zero.

La protagonista
La protagonista è la giovane Baby Doll che, dopo un incidente in cui perde la vita la sorella, viene portata dal patrigno in un istituto d'igiene mentale con l'intenzione di farla lobotomizzare. Per sfuggire alla grigia realtà della reclusione, Baby Doll si rifugerà in una realtà alternativa della quale faranno parte anche altre quattro ragazze rinchiuse nell'istituto, pronte a combattere insieme a lei per raggiungere la libertà. Dopo uno straordinario incipit, scandito soltanto dalle note (rivisitate) di «Sweet Dreams» degli Eurythmics, lo stile debordante di Snyder diventa però molto presto eccessivo e difficilmente sopportabile. A parte alcuni virtuosismi tecnici degni di nota, la sua regia rimane poco calibrata soprattutto nel passaggio tra il mondo della realtà e quello dell'immaginazione.

Finale pacchiano
Seppur il soggetto di partenza possa risultare particolarmente interessante, la sceneggiatura (scritta da Snyder insieme all'esordiente Steve Shibuya) diventa col passare dei minuti sempre più ripetitiva e scontata, giungendo a un finale decisamente pacchiano che lascia ancor più delusi per le potenzialità che questo film sembrava avere in germe. Quello che rimane al termine della visione di «Sucker Punch» è infatti la sensazione di una grande occasione persa da un regista che ha buon talento ma deve ancora capire (magari con meno ambizioni) come indirizzarlo al meglio.

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