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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2011 alle ore 08:19.

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Sono inglese, abito in Italia. In pochi giorni ricevo: dagli Stati Uniti quattro romanzi di Peter Stamm, autore svizzero («recensione, per favore»); da Il Sole 24 Ore Freedom di Jonathan Franzen («recensione, per favore»); e, ancora dagli Stati Uniti, il primo romanzo di un autore tedesco, un certo Thomas Pletzinger. («Forse vorrà darci una parola di apprezzamento»). «Pletzinger è tedesco», così esordisce il blurb «ma non lo diresti mai leggendo il suo romanzo, che riesce subito sia saggio che mondano». Ma mondano, letteralmente, non significa «di mondo»? E il mondo non comprende la Germania? Eppure per essere mondano il povero Pletzinger deve far dimenticare la sua provenienza, quasi fosse un accento imbarazzante in bocca a un immigrato.
Allo svizzero Stamm questo gioco riesce bene. Scrive in una prosa assolutamente scarna, sia lessicalmente che sintatticamente. Racconta di personaggi fobici, innamorati della routine, bisognosi di protezione, ma anche turbati all'idea che la vita intensa stia sfuggendo loro. Hanno voglia di vita e paura della vita, e più ne hanno voglia più ne hanno paura. Il genio di Stamm sta nell'allineare questa prosa scarna con la psicologia di chi teme la ricchezza e la densità, creando uno stile allo stesso tempo "letterario" e assolutamente traducibile. Se non sapessi che è svizzero, nulla nella traduzione inglese tradirebbe questo inconveniente.
L'americano Jonathan Franzen è l'opposto. Se i personaggi di Stamm arrivano scevri di contesto culturale, quelli di Franzen difficilmente si staccano da un retroscena fittissimo, tempestato di nomi di prodotti, descritto con un'attenzione maniacale sia al mondo materiale sia a ogni novità linguistica e culturale dell'America contemporanea, il tutto trattato con ironia aspra – anzi disdegno –, come se l'autore volesse scusarsi per non avere niente di meglio di cui parlare. Per farci capire che i nonni della protagonista Patty sono tirchi, Franzen ci offre un elenco dei loro regali di natale.
«Rimasero famosi i due strofinacci da cucina usati ricevuti un anno da Joyce. Il tipico dono per Ray era uno di quei grossi libri d'arte del tavolo delle offerte di Barnes & Noble, a volte ancora con l'etichetta adesiva di $ 3.99. I bambini ricevevano cazzatine di plastica made in Asia: minuscole sveglie da viaggio che non funzionavano, portamonete con sopra il nome di una compagnia d'assicurazioni del New Jersey, burattini cinesi di spaventosa rozzezza, bastoncini da cocktail assortiti».
Ogni tratto caratteriale, ogni ambiente, sarà occasione di un elenco, quasi che anche Franzen volesse sopraffare il lettore con regalini di dubbio valore.
«Alla fine dell'estate, Blake aveva quasi terminato di lavorare al salone e lo stava equipaggiando con tutto l'armamentario blakeiano, che comprendeva una PlayStation, un tavolo da calcetto, uno spillatore di birra refrigerato, un grande schermo televisivo, un tavolo da hockey ad aria, un lampadario dei Vikings di vetro colorato, e poltrone reclinabili elettriche».
Spesso si ha l'impressione che i personaggi siano solo un alibi per poter elencare i prodotti che usano, o i comportamenti tipici dell'America odierna. «D'un tratto, nei giorni successivi all'undici settembre, tutto cominciò a sembrargli molto stupido. Era stupido che si tenesse una "Veglia di Solidarietà" senza alcuna plausibile motivazione pratica, era stupido che la gente continuasse a rivedere il filmato del disastro, era stupido che i ragazzi della Chi Phi appendessero uno striscione di "sostegno" fuori dalla loro casa, era stupido che la partita di football contro Penn State venisse annullata, era stupido che tanti studenti lasciassero i Grounds per stare con la famiglia (ed era stupido che tutti alla University of Virginia dicessero "Grounds" anziché "campus")».
La necessità di ricorrere a parole inglesi – football, Grounds, campus – è spia di una difficoltà più estesa cui andrà incontro il lettore italiano. Franzen vuole riempirci la testa non solo di oggetti e costumi, ma anche di tutti i modi di dire e le idiosincrasie sintattiche dell'americano contemporaneo. Il lettore americano godrà dell'esattezza dell'occhio e dell'orecchio di Franzen. Ma la traduttrice, per quanto brillante (e Silvia Pareschi lo è), non può comunicare lo snobismo dell'inglese Grounds rispetto all'americano campus; né può farci sentire le parole orrende – es. mechanized recliners – usate per definire certi oggetti orrendi (ma all'italiano sconosciuti); le poltrone reclinabili elettriche. Se Stamm, possiamo azzardare, scrive di chiunque per tutti e ovunque, curandosi poco della Svizzera, Franzen scrive di tutti gli americani per alcuni americani, quelli, cioè, che si compiacciono di questa eloquente evocazione/condanna, curandosi poco (anche giustamente) degli stranieri. È la vocazione enciclopedica a determinare l'intreccio. Dev'essere esteso a un numero di personaggi sufficientemente grande da dare l'impressione di abbracciare tutta la società; deve spaziare dalla provincia più anonima – St. Pauls, Minnesota (luogo di nascita di Franzen) – ai centri di potere a Washington e New York (dove Franzen vive adesso), per farci sperimentare appieno la volgarità e l'immoralità dell'America dell'era Bush. Ne viene fuori una storia insieme schematica e confusa e, in certi momenti chiave, poco credibile.
Figlia di ricchi liberali di New York, Patty rigetta le loro aspirazioni opprimenti quanto irrealistiche nei suoi riguardi per giocare invece a basket per l'università del Minnesota; diventa così una jock, parola squisitamente americana che denota il giovane atleta grezzo e presuntuoso. Al college incontra il mite ambientalista Walter e il suo compagno d'appartamento, lo scafato cantante punk Richard. Walter si invaghisce di Patty e Patty di Richard. Rifiutata da Richard, Patty sposerà Walter e farà due figli. Ogni personaggio (ci sono moltissime figure minori) cercherà una libertà personale (occhio al titolo) per poter raggiungere un sogno a scapito degli altri. Patty deve arrivare a un rapporto con Richard, Richard alla celebrità artistica. Walter, ormai avvocato, ossessionato da idee maltusiane sulla sovrappopolazione, sogna di contribuire alla salvezza della pianeta. C'è anche il figlio di Patty e Walter, Joey, che cercherà testardamente l'indipendenza attraverso il guadagno, anche illecito. Tranne Walter (ovviamente), ognuno arriverà ad avere quello che vuole rimanendo (ovviamente) deluso e ritirandosi a una vita più tranquilla. Approfittando della guerra in Iraq, ad esempio, Joey, ormai Repubblicano rampante, guadagnerà una fortuna trafficando componenti difettosi per carri armati tra Paraguay e Iraq.

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