Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2011 alle ore 08:21.

My24

Quando Yuri Gagàrin tornò dalla sua storica missione del 12 aprile 1961, tutti volevano sapere cosa avesse visto dal piccolo oblò della navicella Vostok. In tutto si era trattato di 108 minuti dal lancio dalla base di Baikonur all'atterraggio a nord del mar Caspio. La missione era stata programmata in modo che tutto si svolgesse automaticamente. Più che un pilota, Gagàrin era un passeggero che doveva riferire alla base come il suo corpo reagisse al viaggio spaziale all'accelerazione alla partenza, all'assenza di gravità. Le conversazioni tra Yuri e le stazioni di terra sono del tipo sto bene, va tutto bene, poi spesso aggiunge «Vedo la Terra, ed è bellissima».
Centinaia di astronauti (secondo la dizione occidentale), cosmonauti (per i russi) e ora anche tachionauti (per i cinesi) hanno ripetuto l'esperienza. Tuttavia Yuri Gagàrin è stato il primo a godere di questo spettacolo ed è bellissimo che, per festeggiare il 50esimo anniversario della sua impresa, si sia pensato di ripercorrere fedelmente l'orbita della Vostok per permettere a tutti di vedere quello che Yuri aveva visto. Così è nata l'idea di girare First Orbit.
Diciamo subito che non si tratta di un documentario basato su materiale "storico". Per quanto commuoventi, le immagini e i filmati di archivio sono in generale di pessima qualità, con dovizia di particolari sul prima e sul dopo la missione ma con pochissimo materiale sul durante, giusto qualche immagine in bianco e nero attraverso il piccolo oblò. Ottenere un premio per la filmografia in orbita non era fra le priorità del capo del programma spaziale sovietico: Serghièi Karaliòv. Lui voleva solo dimostrare la superiorità tecnologica dell'Unione Sovietica condita col coraggio di un giovane maggiore dell'aeronautica. Karaliòv è commosso quando abbraccia e bacia Yuri ai piedi del razzo. Forse si chiede se mai lo rivedrà. Yuri non sembra preoccupato, si infila al suo posto nella minuscola capsula e, quando sente le vibrazioni dei motori dice semplicemente «andiamo». Diventerà il titolo di una filastrocca cantata da tutti i bambini russi. Sono le 6.07 (tempo universale) quando il razzo parte per descrivere un'orbita ellittica inclinata di 51º rispetto all'equatore terrestre: non è un numero qualsiasi, è la latitudine di Baikonur. L'altitudine varierà tra 180 e 300 km. È una classica orbita "russa" decisamente diversa da quelle descritte dalle sonde "americane" che partano da Cape Canaveral, a 29 gradi dall'equatore. Tuttavia, gli sviluppi storici degli ultimi 20 anni e la necessità di cooperazione internazionale nello spazio, insieme alle leggi della meccanica celeste, hanno fatto sì che la Stazione Spaziale Internazionale descriva un'orbita russa. Solo così può essere raggiunta sia dagli Shuttle (che devono correggere l'inclinazione) sia dai Pragrèss e Saiùs russi, che fanno il maggior numero di viaggi.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi