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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 13:44.

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Un'immagine tratta dal film «L'altra verità» di Ken LoachUn'immagine tratta dal film «L'altra verità» di Ken Loach

Exstraterrestri a Los Angeles
Film di guerra (anche se presentato sotto l'etichetta di un altro genere) molto diverso da «L'altra verità», è «World Invasion» di Jonathan Liebesman che arriva nelle nostre sale dopo aver ottenuto più di 80 milioni di dollari al box office americano. Come nel recente «Skyline» dei fratelli Strause, uscito nei cinema italiani a gennaio, «World Invasion» racconta l'evoluzione di un'invasione extra-terrestre sulla città di Los Angeles (e non solo). Un gruppo di marines, capitanati dal sergente maggiore Michael Nantz, verrà chiamato a rispondere agli attacchi alieni.

Seppur sembri appartenere a uno dei più classici sottofiloni della fantascienza, «World Invasion» segue invece la struttura stilistica delle più recenti pellicole di genere bellico: la battaglia, che dura senza soste dall'inizio alla fine del film, è contrassegnata da un montaggio rapido e dinamico, simile a quello che ha fatto la fortuna di «The Hurt Locker» di Kathryn Bigelow. Nel caso di «World Invasion», il fine di Jonathan Liebesman è però quello di utilizzare questa regia ad effetto, composta da un ritmo d'immagini sempre più serrato, per cercare (seppur inutilmente) di mascherare la totale assenza di una riflessione contenutistica o di una qualsiasi idea che vada oltre la forma del film.

La battaglia diventa sempre più schematica col passare dei minuti e nemmeno i ricchi effetti speciali, che dovrebbero essere il fiore all'occhiello della pellicola, potranno facilmente sopperire alla noia crescente che il pubblico rischierà di provare fin dalle primissime sequenze. Dopo un breve incipit, seguito dal classico flashback che torna alle ore prima dell'attacco, «World Invasion» diventa infatti una sorta di trasposizione cinematografica di un videogioco sparatutto, un genere che ormai da diversi anni va di moda fra i tanti appassionati (adolescenti e non). Se questa modalità, in cui l'azione consiste nello sparare continuamente con diverse armi ai nemici che ci si trova davanti, può funzionare bene nell'universo videoludico, in cui l'utente è chiamato a partecipare in prima persona, rimane più di un dubbio che possa essere resa efficacemente (se non per poche sequenze) sul grande schermo.

Cappuccetto al sangue per adolescenti
Altro film in uscita rivolto prevalentemente a un pubblico adolescente è «Cappuccetto rosso sangue» di Catherine Hardwicke, scelto come titolo d'apertura del Future Film Festival di Bologna che si sta svolgendo in questi giorni.

La regista americana, nota per aver diretto il primo episodio della saga di «Twilight», riprende la celebre favola di Charles Perrault per realizzarne una versione gotica, ambientata in un piccolo villaggio medievale costantemente minacciato da un lupo mannaro che vive nella foresta circostante. La protagonista della pellicola è Valerie, affascinante ragazza divisa tra due spasimanti, che si ritroverà direttamente coinvolta nella caccia alla creatura.

Nonostante la Hardwicke si sia visibilmente impegnata nel tentativo di ricreare la formula di enorme successo di «Twilight», i risultati non sono stati quelli sperati (almeno per quanto riguarda il box office americano) seppur non sia difficile capirne i motivi. La sua regia, sempre didascalica, è infatti priva di guizzi e incapace di trasmettere il senso di mistero che la storia vorrebbe portare avanti. Inoltre i tanti colpi di scena finali non riescono a rendere meno scontata una sceneggiatura che si trascina stancamente fin dalle primissime battute.

Persino Julie Christie, nei panni della nonna di Valerie, appare visibilmente sprecata, così come Gary Oldman che, nonostante risulti efficace nell'ennesimo ruolo oscuro della sua carriera (qui è un cacciatore di licantropi), non riesce con il suo carisma a sollevare le sorti di una pellicola di livello davvero basso.

Nel bosco con Winnie
A chiudere il cerchio delle uscite pasquali (seppur sia in sala da mercoledì) troviamo un film che farà felici (soprattutto) i più piccoli: «Winnie The Pooh - Nuove avventure nel bosco dei 100 acri» diretto da Stephen J. Anderson e Don Hall.

Il celebre orsetto goloso di miele, nato negli anni '20 del ‘900 dalla penna di Alan Alexander Milne, fa capolino, da più di trent'anni («Le avventure di Winnie Pooh» è del 1977) sul grande schermo con buoni risultati.
Anche in questo caso l'esito è più che soddisfacente grazie a una storia, semplice ma intensa, che fa da sfondo alle psicologie dei sempreverdi protagonisti: dall'asino depresso Hi-Ho all'impaurito maialino Pimpi.

Nonostante sia distante dalle eccellenze tecniche raggiunte da molte recenti pellicole animate, «Winnie The Pooh - Nuove avventure nel bosco dei 100 acri» è un prodotto decisamente gradevole e spontaneo che, grazie soprattutto alla sua messa in scena tradizionale (da segnalare un'ottima sequenza realizzata con lo stile dei gessetti colorati) decisamente lontana dall'invasività del 3d, svetta fra i consigli che ci sentiamo di darvi fra le uscite di questa settimana, non troppo ricca cinematograficamente parlando. Un risultato che forse nemmeno il saggio gufo Uffa avrebbe potuto immaginare.

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