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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 08:21.

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Nelle pagine conclusive di Armi, acciaio e malattie, Jared Diamond lanciava una sfida agli studiosi di storia, invitandoli a non rinunciare alla possibilità di trasformare la ricerca storica in una scienza empirica come l'astronomia o la geologia. Esperimenti naturali di storia è la dimostrazione di quello che voleva presagire. Il libro, curato con rigore insieme a James Robinson, è una lettura imprescindibile per l'esemplarità dei casi selezionati, ma anche debole nell'inquadramento metodologico conclusivo. Che, peraltro, è la ragion d'essere di tutta l'operazione. L'intuizione metodologica è che sia possibile usare nello studio della storia umana lo stesso metodo comparativo utilizzato nelle scienze naturali o in diverse scienze sociali. Fin qui non ci piove. In pratica, però, viene riproposta un'idea non proprio nuova, cioè quella della storia comparata: naturalmente in questo caso fatta con dati e procedure più affidabili rispetto quelli utilizzati per esempio da Arnold Toynbee. Si tratta, cioè, di studiare non una sola società alla volta o un evento particolare in una data società, ma di selezionare più società e di studiare le conseguenze di uno o di diversi eventi che introducono delle perturbazioni, di modo tale da ricavare ipotesi esplicative sui processi causali che hanno prodotto i fatti storici.
Il libro esemplifica l'utilità del metodo comparativo attraverso otto casi, contenuti in sette capitoli; il capitolo di Diamond include lo studio di due casi. Quattro ricostruzioni utilizzano metodi qualitativi, e quattro l'elaborazione statistica di dati. Un'analisi dell'evoluzione politica di tre società polinesiane (Mangaia, Marquesas e Hawaii) cerca di spiegare in che modo tre ambienti completamente diversi hanno influenzato la diversificazione sociale di una popolazione polinesiana primitiva. Uno studio delle "società di frontiera", nord e sud americane e siberiane, mostra che queste società sono andate incontro agli stessi cicli economici: un boom iniziale, seguito da una drammatica crisi e quindi da una ripresa a livelli di crescita più bassi. Un altro studio dimostra, paragonando tre Paesi dove i sistemi bancari si sono sviluppati da zero (Messico, Brasile e Stati Uniti), che un sistema bancario competitivo, quindi in grado di stimolare la crescita economica attraverso il credito, può sorgere solo dove chi regolamenta le istituzioni bancarie deve rispettare dei vincoli costituzionali. Diamond esamina, nel suo capitolo, due casi. Qualitativamente, ricostruisce lo sviluppo sulla stessa isola, Hisponiola, di due nazioni: Haiti e la Repubblica Domenicana. L'obiettivo è di capire come mai nello stesso ambiente (che però non era proprio lo stesso), due popolazioni di origini e con linguaggi diversi hanno prodotto il Paese più povero dell'emisfero settentrionale (Haiti) e uno che non se la cava male (Repubblica Domenicana). Quantitativamente, Diamond analizza i fattori che hanno innalzato i rischi di deforestazione in 69 isole del Pacifico.
Un interessantissimo studio quantitativo prova a spiegare, sulla base di una formidabile banca dati riguardante il numero e l' etnia degli schiavi esportati dai trafficanti, l'attuale povertà economica di numerosi Paesi africani. La dimensione statistica degli effetti rilevati autorizza a pensare che senza lo schiavismo i Paesi africani più poveri si troverebbero allo stesso livello di altri sulla via dello sviluppo. Lo studio sul sistema di proprietà terriera in India nel periodo coloniale dimostra che nelle regioni, dove ampie estensioni erano lasciate nelle mani di un unico proprietario, non hanno goduto della realizzazione di infrastrutture, come scuole e strade; infrastrutture che, invece, sono state realizzate laddove i diritti di proprietà erano assegnati a organismi locali, e che hanno garantito a queste aree un miglior sviluppo economico dopo il periodo coloniale. L'ultimo studio quantitativo cerca di stabilire se è stato il capitalismo ad abbattere le istituzioni dell'ancien régime, o viceversa, o se entrambi i processi sono stati prodotti da qualche altro fattore. La comparazione è stata fatta tra regioni diverse ma omogenee della Germania, che sono state o meno invase dagli eserciti della Francia rivoluzionaria e quindi conquistate da Napoleone. Ne risulta che le regioni invase hanno avuto tassi più elevati di urbanizzazione rispetto al resto della Germania, ma soprattutto che le regioni conquistate che sono passate sotto il controllo della Prussia, hanno mantenuto le riforme introdotte dal codice napoleonico, mentre altre, che non governate dalla Prussia, hanno ripristinato le antiche regole. Orbene, le regioni che hanno ripristinato le vecchie regole hanno conosciuto un tasso di urbanizzazione inferiore, ma soprattutto si sono sviluppate più lentamente rispetto a quelle che hanno conservato un codice civile scritto e non hanno ripristinato le corporazioni dei mestieri.
Il metodo comparativo è un'idea generale che può essere applicata a una grande varietà di situazioni, a cominciare da casi in cui sono in gioco molte più le variabili rispetto a quelle solitamente prese in considerazioni negli esperimenti controllati. Mentre l'esperimento naturale (detto anche quasi-esperimento) è un concetto più definito, ma molto raro da riscontrare. L'origine dell'idea di esperimento naturale, di fatto, viene dalla medicina clinica e dall'epidemiologia: si tratta di osservazioni scaturite non da manipolazioni artificiali di qualche variabile, ma dal manifestarsi di specifiche malattie in alcuni ambienti o in individui, e non in altri.

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