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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 22:18.

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Una scena dell'opera teatrale BlackbirdUna scena dell'opera teatrale Blackbird

Preparatevi a un viaggio, smanioso e brancolante, nell'oscurità più profonda dei meandri dell'animo umano. Vale la pena affrontarlo. Siamo nell'universo mentale e intenzionale di un amore malato e straziante, siamo di fronte a una messinscena lancinante e al cardiopalmo: Blackbird di David Harrower per la regia di Lluis Pasqual. Al Piccolo Teatro Studio di Milano.

Match a due, combattuto dentro una stanza ai confini, trasandata mensa aziendale di una fabbrichetta di periferia, feroce discarica della vita dove si consuma la tragedia di due anime scorticate: Ray e Una. Sopravvissuti ma mutilati a vita da un sisma sentimentale si rincontrano, per dirsi le parole mai dette e interrotte, per fare a pezzi a lama larga un passato irrisolto.

Quello di una bimba che sboccia e di un uomo intossicato dal desiderio. Un vero e proprio gioco al massacro, quello che Massimo Popolizio e Anna Della Rosa, compiono con eccelsa bravura sotto i nostri occhi, lotta all'ultimo brandello dei sentimenti. Fisica, mentale, emozionale, disperata.

La loro storia esplode, si frantuma in mille pezzi, si dilegua e riappare, brucia di tensione, tormento, affanno, eccitazione. Perché tutto quel dolore, perché quell'amore? Sono passati quindici anni, Una allora era una ragazzina di dodici anni, Ray un quarantenne, avevano avuto una relazione, proibita, maledicibile, scandalosa, folle corsa verso un binario morto, lui condannato a sei anni di galera, lei condannata a un trauma da macigno.

Eccoli di nuovo uno di fronte all'altro, nella danza macabra di ciò che non doveva essere svelato. Ferite che era meglio affidare al silenzio. La pièce con l'impeccabile e discreta regia di Lluis Pasqual, esalta al massimo la bravura e il corpo a corpo dei due protagonisti, monta a ritroso nel tempo, diventa un congegno a orologeria. Tutto è già successo, tutto succede di nuovo.

Gesti improvvisi schioccano come corde tese allo spasimo che si spezzano, i rancori, i dubbi, le paure sibilano sinistri, strascichi, verità, bugie, insofferenze, tenerezza, rabbia, sdrucciolano all'infinito nel pattume del pavimento- pedana girevole, che non ammette misericordia. Amore, perdizione, pedofilia si confondono, si mescolano, ci si chiede chi è la vittima e chi il carnefice.

Quei cuori cuciti da anni di anonimato e silenzio si lacerano, iniziano a sanguinare, lui ha cambiato nome e identità, ha trovato una compagna comprensiva, lei ha vissuto con un dolore sordo, inesorabile, da bimba mai cresciuta. Un lavoro di grande pregio che impone molte riflessioni, che scava nella fragilità, la vulnerabilità umana, l'ambiguità. Popolizio si dimostra ancora una volta attore magnifico, incanutito, impacciato, perdente fra i perdenti, incarna alla perfezione il malagevole ruolo di Ray, Anna Della Rosa non è da meno, irritante, provocatoria, tormentata Una, mantiene a ritmo serrato il dialogo fino allo stremo. Una vera e ardua prova d'attori per entrambi, novanta minuti di teatro necessario, sempre più raro per noi spettatori. Da non perdere.

Blackbird di David Harrower. Traduzione di Alessandra Serra. Regia di Lluis Pasqual. Scene di Paco Azorin. Costumi di Chiara Donato. Luci di Claudio De Pace. Interpreti Massimo Popolizio e Anna Della Rosa con la partecipazione di Silvia Altrui. Spettacolo sconsigliato ai minori.

Piccolo Teatro Studio Milano fino al 29 maggio
http://www.piccoloteatro.org/

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