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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2011 alle ore 13:31.

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Perché in definitiva che cos'è l'educazione e la costruzione della realtà sociale se non un sistema di imitazioni e di iscrizioni che ci definiscono come soggetti e come appartenenti a una realtà sociale? Sono queste lettere che costruiscono lo spirito, «l'Io che è un Noi e il Noi che è un Io» di cui parla Hegel nella Fenomenologia dello spirito offrendo una versione molto più solida (perché non ridotta allo stato di pura immaginazione) della intenzionalità collettiva. In questo libro Searle, con una apertura di orizzonti culturali ammirevole e inconsueta, parla anche di Foucault e di Carl Schmitt. Sarebbe troppo chiedergli di riconoscere la validità delle analisi del ruolo della scrittura proposte da Derrida nella Grammatologia, visto che Derrida è stato un suo nemico storico, ma forse un buon consiglio di lettura sarebbe un altro vecchio arnese della stessa forza di Schmitt, Oswald Spengler. Quando, ottantanni prima di Il mistero del capitale di Hernando de Soto (che Searle cita in questo libro), Spengler, nel Tramonto dell'Occidente, ha parlato del «denaro faustiano», cioè di quello che personalmente sarei portato a riconoscere come il potere dei documenti, ha fornito una descrizione della realtà sociale molto più solida (cioè meno berkeleyana) di quella offerta da Searle.


Perché si tratta di riconoscere come il nostro mondo dipenda dalle registrazioni e dagli archivi, da una documentalità che è molto più importante della intenzionalità, giacché la fissa, la determina e la suscita. Per chi avesse qualche dubbio, suggerisco conclusivamente un piccolo esperimento. Guardate uno di quei terribili post-it su cui avete segnato qualcosa da fare, per esempio la scadenza di un pagamento. Avete un bel dirvi che la realtà sociale è frutto di una massiccia immaginazione: la scadenza resta lì. Finirà che andrete a pagare, senza averne alcuna voglia. La vostra intenzionalità, qui, era molto più nel testo che nella testa, era tutta depositata nel post-it. Se il post hoc, ergo propter hoc è un ingannevole sofisma di cui siamo troppo spesso vittime, post-it, ergo propter it sembra catturare il vero funzionamento della realtà sociale.

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