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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 17:52.

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Se il nuovo sindaco di Milano Giuliano Pisapia non ha ancora deciso chi andrà all'assessorato alla Cultura, l'assessore uscente Massimiliano Finazzer Flory ha invece deciso che il suo futuro sarà sempre più artistico. Lasciata la regia degli eventi culturali milanesi si è già dedicato all'attività di regista, nonché interprete, teatrale con uno spettacolo ispirato ai «Promessi sposi» di Alessandro Manzoni.

All'addio alla fase precedente subentra il nuovo "Addio", quello ai "monti sorgenti" portato in scena con una pièce che si compone di sei capitoli ( VI, VIII, XII, XXI, XXXIV e XXXVIII) ciascuno riassunto, con sintesi drammaturgica, a circa una decina di minuti. Se finora si erano viste personalità artistiche prendere una direzione politica, più singolare é il caso del passaggio dalla politica all'arte, a conferma di una crescente contaminazione di mondi e ruoli.

Senza entrare nel merito se questo "matrimonio s'ha da fare", va riconosciuto che l'ex assessore non arriva a sorpresa al teatro, con tanto di debutto americano: chi l'ha seguito negli ultimi anni sa che gli stava stretto il ruolo nella squadra della giunta comunale e che le aspirazioni da primo attore si erano già manifestate nel corso delle presentazioni degli eventi assai simili a vere e proprie performance. Il suo interesse manzoniano si era manifestato lo scorso anno sul paco scaligero con una lettura sempre dei «Promessi Sposi» a seguito della quale si lasciò scappare istrionicamente che «fare l'attore l'attore mi rende felice, l'assessore infelice».

Aggiunse, tuttavia, di sentirsi «da assessore più giusto, perché il mondo infelice va reso felice». Ora che prevale la vocazione attoriale e autorale su tutto, sembra che si sia scrollato definitivamente di dosso i panni del burocrate tanto che sembra un atto liberatorio il fatto che calchi la scena scalzo e in maniche di camicia. Finora aveva svolto un'attività di divulgazione letteraria prendendo per lo più testi non propriamente teatrali, come gli scritti di Jorge Luis Borges sulla memoria e sull'immaginazione, integrati con un proprio testo biografico e accompagnati da musica e danza.

Anche nel suo ultimo lavoro, che debutta il 13 giugno al Trinity Theatre di Providence, Rhode Island, in tour americano fino al 5 luglio, resta l'accompagnamento di musica e danza, ma per il resto è un vero monologo teatrale che dà voce alla vita interiore dei personaggi manzoniani. Il compleanno, il 17 giugno, quest'anno lo farà nella sua prima tourneè, attesa chissà da quanto tempo. A conferma che certe vocazioni possono realizzarsi in età avanzata, dopo aver fatto i lavori più disparati.

Un percorso che ricorda in senso inverso quello dell'attore Arnold Schwarzenegger, diventato governatore della California, col quale ha in comune un trascorso da culturista, pur senza il titolo di Mister Olimpia, che fece dire maliziosamente a Vittorio Sgarbi, suo predecessore come assessore, «abbiamo un culturista alla cultura».

Una pratica del corpo e sul corpo che al di là delle battute polemiche è stato un elemento di continuità con quella dell'attore che lavora col corpo oltre che con la voce. Dall'esperienza della palestra Principe di Monfacone nasce l'omonima fondazione culturale da lui diretta che oltre a fargli mettere in mostra indubbie capacità organizzative inizia a dargli una certa visibilità sulle reti televisive, proprio come Sgarbi, lanciato dal Maurizio Costanzo Show. A seguito della rottura col critico d'arte l'allora sindaco di Milano Letizia Moratti propose per telefono, Finazzer si trovava a Parigi, la nomina ad assessore.

Della sua esperienza milanese spicca l'apertura del museo del Novecento con cifre record per visitatori, tra le varie iniziative che spaziano dalle mostre al cinema, che si rivela l'altra sua passione. Non a caso il progetto nel cassetto che porta via con sé é un film su Leonardo da Vinci, in vista dell'Expo 2015, interpretato da Al Pacino. Sarà questa l'occasione per un suo esordio cinematografico dopo il teatro?

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