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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 17:09.

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È il 13 agosto 1944, le truppe alleate hanno appena liberato Firenze dai nazisti e si apprestano a sbarcare nel Sud della Francia. Dall'altro lato dell'Atlantico fa molto caldo. Troppo: a New York City tale Lucien Carr, 19 anni, accoltella al petto con un taglierino da boy-scout l'amico David Kammerer, 33 anni, per poi gettarne il corpo agonizzante nel fiume Hudson.

I due erano ubriachi e su di giri, il delitto matura a quanto pare a seguito del rifiuto, da parte dell'assassino, di avere un rapporto sessuale con il conoscente che lo corteggia con insistenza.

Favoreggiamento Beat
Una «storiaccia» come tante, poca cosa rispetto a quanto in quegli stessi mesi sta accadendo in Europa, eppure destinata a passare alla storia. E per un motivo piuttosto curioso: due giorni più tardi la polizia newyorchese arresta due amici comuni di vittima e carnefice con l'accusa di favoreggiamento. Pur essendo al corrente di tutto, non hanno denunciato l'accaduto. I loro nomi? Jack Kerouac e William Burroughs, ossa i padri nobili di quella Beat generation destinata a diventare il movimento letterario più pop(olare) del Novecento. Poco più di dieci anni dopo sforneranno rispettivamente «Sulla strada» e «Pasto nudo» - libri fondamentali, oggetto di culto ancora oggi - ma all'epoca erano due giovani intellettuali di ventidue e trent'anni, ancora a digiuno di esperienze di scrittura vere e proprie.

L'avvento degli «Ippopotami»
Proprio la «storiaccia» di Carr e Kammerer fornirà loro una prima e neanche troppo consapevole occasione narrativa: piuttosto che difendersi in tribunale, perché non provare a raccontare la propria versione dell'accaduto sotto forma di romanzo a quattro mani? Nasce così «E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche», opera considerata a lungo misteriosa e leggendaria, portata a termine nel '45 ma rimasta inedita fino al 2008. Libro che oggi Adelphi propone, per la prima volta, al lettore italiano. Capitoli alternati per ciascuno dei due autori, opportunamente celati dietro le maschere di un alter ego immaginari: Burroughs scrive a nome di Will Dennison, barista proveniente dal Nevada preceduto sempre dalla sua «ombra di un metro e novanta», Kerouac è Mike Ryko, un marinaio «finlandese diciannovenne dai capelli rossi».

Funambolici e visionari
Per quanto i due romanzieri, ancora sotto l'influenza del sommo Faulkner, appaiano ben lontani dagli approdi più alti della loro arte, all'attento conoscitore dell'epopea beat non sfuggiranno temi e suggestioni destinati a tornare nelle loro opere principali. Burroughs è in qualche modo già visionario, espressionista, lisergico. Si cimenta con il resoconto dell'omicidio come si raccontano gli incubi: «"Tieni", ha detto "prendi l'ultima sigaretta". Mi ha offerto un pacchetto di Lucky Strike schizzato di sangue. Dentro c'era una sigaretta. "Ho appena ammazzato Al e ho gettato il cadavere dal tetto di un magazzino"».

Il funambolo Kerouac gioca già ad applicare le ritmiche jazz alla prosa. In specie nei dialoghi: «Era la prima volta che sentivo la voce di Phil al telefono e ho sorriso perché aveva un suono strano. "Ieri sera mi sono liberato del vecchio" ha detto. "Che cosa?" ho detto, e poi non so come ho capito esattamente cosa intendeva». Per la cronaca: Carr verrà condannato a dieci anni di riformatorio, mentre sia Burroughs che Kerouac usciranno dietro cauzione. La vita avranno tempo e modo di complicarsela altrimenti.

William S. Burroughs
Jack Kerouac
«E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche»
Adelphi
Euro 17, pp. 179

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