Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2011 alle ore 08:14.

My24

La Fine ha avuto inizio quando Scibona era all'università, a Santa Fe, in Nuovo Messico, un giorno in cui fece visita a un amico. «Ricordo che salii le scale, bussai: non c'era. Tornato a casa avevo un po' di tempo libero. Cominciai a scrivere una descrizione del rumore delle scarpe di uno sconosciuto sulle scale. Solo questo. Un dettaglio. Poi mi chiesi: come è vestito quest'uomo? La risposta indicava che anno era, perché la moda cambia. Poi volli sapere perché stava bussando e chi c'era oltre la porta. Quella persona è diventata il gioielliere che seguiva la donna». La scena è oggi al centro del libro. «Sì. Io non ho mai avuto un piano. Avevo solo un "proiettore": come dice E.L. Doctorow "scrivere un romanzo è come guidare di notte, non vedi nulla oltre a ciò che i tuoi fari illuminano, ma puoi fare l'intero viaggio in quel modo". Ci sono due tipi di romanzieri, uno che fa un grande piano prima di iniziare, uno che invece non sa niente, e scrive apposta per scoprire che succede. Io ho solo seguito delle traiettorie».
«Non sapevo stessi partendo dalla metà del libro - continua -. Sono andato avanti nel tempo, poi avevo bisogno di raccontare ciò che era accaduto nel passato. Alla fine avevo capitoli in diversi posti, in diversi tempi. Ho dovuto riorganizzare il tutto, riscrivendo ancora il romanzo. Ho costruito le camere prima del palazzo. Poi ho avuto la necessità di costruire un palazzo adeguato per tali camere». C'è un'idea precisa alla base di questo modo di procedere. «Non volevo rappresentare personaggi credibili come membri del loro genere, personaggi costruiti sulla base di come noi oggi interpretiamo la storia. Conoscere i personaggi individualmente, condividerne pensieri e sentimenti prima di assegnargli un ruolo è fondamentale. Ogni persona ha la sua storia, ed è molto più complicata della grande storia. La storia è una valigia in cui mettiamo gli individui per comodità, ma è sempre un errore dedurre un uomo dalla storia. Si può solo fare viceversa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
chi è
Salvatore Scibona è stato selezionato tra i venti migliori scrittori sotto i 40 anni dal settimanale letterario «New Yorker». Ha vinto la Guggenheim Fellowship ed è stato finalista al National book award. Ha esordito con «La fine» (66thand2nd, Roma, pagg. 390, € 20, trad. Beniamino Ambrosi). Sarà al Festival della Letteratura di Mantova l'11 settembre.
«In tutti gli uomini una qualche metafisica è sempre esistita e sempre esisterà, appena che la ragione s'innalzi alla speculazione» Immanuel Kant, «Critica della ragion pura»