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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2011 alle ore 13:49.

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Enrico Rava racconta: i miei incontri e la mia passione per il jazzEnrico Rava racconta: i miei incontri e la mia passione per il jazz

«Facevo le medie con risultati disastrosi e ormai la mia passione per il jazz si era trasformata in monomania… Al posto della mitologia greca mi appassionava quella di New Orleans. La città della Louisiana era il mio Olimpo». Sono parole di Enrico Rava, il più cosmopolita dei nostri jazzisti, oltre che uno dei migliori trombettisti del mondo.

Più di mezzo secolo di avventure sonore, 71 anni il prossimo agosto, il globetrotter dello swing made in Italy si presenta oggi nelle insolite vesti di scrittore. E nel suo «Incontri con musicisti straordinari» (Feltrinelli, 16 euro) rievoca i momenti magici di una lunga carriera. «Alla mia età di cose ne ho viste e ho avuto la fortuna di trovarmi nei posti giusti al momento giusto», spiega. «Nel libro racconto la vita notturna effervescente nella New York degli anni Sessanta, l’ascesa di Astor Piazzolla a Buenos Aires poco prima della dittatura del 1966, la Parigi del Maggio francese e tante altre cose… Scrivere mi diverte e in più ho ricordi molto nitidi».

È venuta a lei l’idea del volume?
«No, sono stato ha contattato da Raf Scelsi della Feltrinelli. Mi hanno dato un anticipo, hanno stabilito i tempi di consegna, insomma sono stato trattato come un vero autore! Per la stesura ho lavorato circa otto mesi, con qualche pausa quando suonavo. Il risultato mi rispecchia, corrisponde al mio modo di parlare e di narrare storie».

Il pianista Stefano Bollani ha detto che lei «è innamorato follemente del jazz e che questa musica è il vero motivo per intraprendere qualsiasi cammino». Si considera un passionale?
«Sì. Anche se di recente ho dichiarato che la mia caratteristica principale é la tenacia, penso che la passione sia altrettanto importante. Direi che sono qualità complementari».

A quando il suo prossimo disco?
«Uscirà in autunno per l’etichetta Ecm. S’intitola "Tribe" che é anche il nome del mio nuovo gruppo. Conterrà pezzi nuovi e brani del passato cui ho dato una nuova veste».

È vero che le piace Michael Jackson?
«Lo adoro! Con la band del Parco della Musica di Roma, di cui sono direttore artistico, abbiamo fatto un concerto accolto benissimo dal pubblico e spero che prossimamente incideremo un disco. "Jackso" me l’ha fatto scoprire mia moglie Lidia, che aveva comperato il dvd "This is it". Da quel momento non sono più riuscito a staccarmi dalla sua musica e ho deciso di rendergli omaggio».

Altri progetti?
«Ne ho uno con due colleghi di strumento, i trombettisti Dave Douglas e Avishai Cohen. Sotto la sigla Tea for 3 suoneremo in giro per l’Europa, tra Rotterdam  (10 luglio) e Roma (11), Porto (23) e Marciac (5 agosto). Il 20 settembre sono stato invitato a Milano, nell’ambito della rassegna Mito, dove terrò un doppio concerto per il ventennale della scomparsa di Miles Davis: in duo con Bollani e in quintetto con i Tribe».

Girava voce di un tour con l’eroe della chitarra Pat Metheny
«Non dovrei parlarne per scaramanzia. Ci siamo sentiti di recente e forse nel 2012 faremo una tournée col suo trio. Altro non posso dire…».

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