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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2011 alle ore 20:10.

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Per i problemi odierni Cameron non accusa il multiculturalismo, come aveva fatto alcuni mesi fa. Dà invece la colpa ai genitori che, come la polizia, sarebbero troppo permissivi. E offre una di quelle analisi presa in prestito al volo dai quotidiani: questi giovani, ci spiega, fanno parte di una sottocultura formata da bande di maschi che si considerano padroni di un proprio territorio (come in West Side Story). Sono guidati da capetti autoritari, provengono da famiglie disfunzionali e si auto-finanziano con la droga. Altri, in cerca di spiegazioni 'moderne', aggiungono che questi «selvaggi» sono perfino in possesso di tecnologie sofisticate, comunicando attraverso Blackberry e social network come Twitter e Facebook. Come se l'uso della tecnologia nella violenza collettiva fosse una novità. Già nella guerra civile inglese (1642-1649) alcuni davano la colpa all'invenzione della stampa per la troppo rapida diffusione di pamphlets rivoluzionari.

Il rimedio? Tornare ai vecchi tempi quando i genitori picchiavano i bambini, li mandavano a letto presto, e dettavano come vestirsi e cosa fare? Io sono abbastanza maturo da ricordare i teddy-boys, i mods e i rockers dell'Inghilterra dei primi anni Sessanta: anche allora si diceva che avevano troppi soldi e troppo poco rispetto.
Poi c'è la spiegazione più 'democratica' i colpevoli non sono solo i giovani selvaggi, siamo tutti noi, la società intera. Anche questo fa parte di un vecchio rituale schizofrenico: i colpevoli sono un piccolo gruppo di 'alieni' da reprimere e, nello stesso tempo, la colpa è di tutti. Ciò mi ricorda la linea seguita da alcuni editorialisti del «Wall Street Journal» all'indomani del crollo bancario. Il giornale, nel commovente sforzo di discolpare i banchieri, sosteneva che siamo tutti responsabili perché prendiamo in prestito soldi che non possiamo rimborsare e che li spendiamo su case e cose che non possiamo permetterci.

Ma chi sono questi giovani barbari? È troppo presto per vedere quanto sia fondata la sociologia di David Cameron. A un esame ravvicinato delle persone finora arrestate emerge che, come si supponeva, sono quasi tutti maschi e quasi tutti sotto i trent'anni. Ma non fanno tutti parte di un Lumpenproletariat di disoccupati. Tra gli arrestati troviamo un'aspirante ballerina (una delle poche ragazze), un agente immobiliare, studenti di ragioneria, di giornalismo e di ingegneria, un postino, un aiuto-maestro elementare, un bagnino di piscina e un assistente sociale (!). Non saranno rappresentativi, molti di loro saranno scarcerati per mancanza di prove, ma una cosa è sicura: nelle prossime settimane, mesi, anni, l'analisi si rivelerà essere molto più complicata di quella istantanea di oggi.

Una spiegazione sicuramente da scartare sarà quella data nell'immediato: i saccheggiatori come specie di extra-terrestri, con un sistema di valori completamente diverso dal nostro. In realtà i loro valori sono in sintonia con quelli della società dei consumi ora giunta a un'ulteriore fase di individualismo possessivo. Prendo quello che voglio perché posso. Anche i banchieri e i trader della City si sono autopagati somme enormi perché 'potevano'. E continuano a farlo. Anche i parlamentari (alcuni, non tutti) hanno gonfiato le proprie spese perché potevano. Anche i giornalisti di Murdoch invadevano la privacy e intercettavano le telefonate altrui perché potevano. Anche gli evasori fiscali non pagano le tasse perché pensano di farla franca. Fare i furbi, cosa che gli italiani ritenevano essere un difetto nazionale, ora è un vizio globale.

Nel Medio Evo le sommosse accadevano per il pane. Oggi, con il progresso, abbiamo sommosse per le scarpe Nike e gli iPod. Inoltre - e questo sono stati in pochi ad avere il coraggio di dirlo - per un adolescente, saccheggiare un minimarket è un grande divertimento. Si entra, si prende quello che si vuole, proprio come fanno i ricchi, e si esce: il sogno segreto del cittadino della società dei consumi. Con il grande rammarico dei miei amici intellettuali, in una strada di Londra, l'unico negozio non saccheggiato è stato quello del libraio.

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