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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 18:18.

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Eppure ci sarebbe un versetto di Giovanni che farebbe cadere questo impianto, se non affrontato: quello che riguarda i capi dei sacerdoti che si rifiutano di entrare nel pretorio di Pilato per "non contaminarsi e potere mangiare la Pasqua" (Gv 18,28b). Come giustificare il fatto che Gesù abbia già consumato la cena pasquale con i suoi discepoli se i capi dei sacerdoti devono ancora farlo? Barbaglia sostiene che per le proprie regole alimentari i capi dei sacerdoti non avrebbero voluto contaminarsi con un luogo impuro come il pretorio dei romani per poter continuare a mangiare l'agnello pasquale anche la sera che apriva il giorno di sabato, un sabato "solenne" perché appena successivo alla festa. Interpretando così l'autore ritiene di poter pervenire a un accordo tra le varie testimonianze evangeliche e poter confermare come l'ultima cena di Gesù fu effettivamente una cena pasquale, anche se Cristo vi prese parte non per mangiare, ma per consegnare ai suoi discepoli il messaggio ultimo dell'amore e del servizio vicendevole, per dare nuovo significato alla Pasqua ebraica nel suo corpo e nel suo sangue e preparare il gruppo dei suoi seguaci alla sua morte (e risurrezione). Una tesi, quella presentata dal prof. Barbaglia in questo libro, tanto originale quanto, ci sembra, degna di essere dibattuta dagli studiosi.

Silvio Barbaglia
Il digiuno di Gesù all'ultima cena
Cittadella Editrice, pagg 114, euro 12,80

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