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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2011 alle ore 14:14.

Baxandall pensa di fare lo scrittore e intanto campa con borse di studio e insegnando l'inglese. Ma già si sta delineando la passione per l'arte, che lo porta in giro per l'Italia, la Svizzera, la Germania, alla ricerca di un contatto diretto con le opere d'arte. Legge Ruskin, Wölfflin, Panofsky, ma soprattutto studia le proprie reazioni, convinto com'è che nella risposta a un'opera d'arte non c'è mai nulla che si debba dare a priori come sbagliato, o inappropriato. Nel 1955 è a Pavia, al Collegio Borromeo.

Ricorda con ammirazione le lezioni di Caretti sulla Gerusalemme liberata, e soprattutto ci offre un ritratto indimenticabile del rettore del Collegio, don Cesare Angelini, che suona la chitarra in giardino nelle notti d'estate e lo accoglie con un'amicizia ricambiata. Fortemente negativo («crudele» lo definisce Ginzburg) è un altro ritratto indimenticabile, quello di John Pope Hennessy che Baxandall incontra come direttore del Victoria and Albert Museum nel 1961, quando viene assunto come assistente responsabile della scultura. Ma prima e dopo il Victoria and Albert Museum c'è l'incontro con la biblioteca, e i protagonisti del Warburg Institute. A loro sono dedicate alcune delle pagine più toccanti di questo libro.

Nel 1958 Baxandall incontra Gertrud Bing, che gli propone un lavoro part time nell'archivio fotografico. Inizia così un rapporto le cui tappe sono segnate da nomi per noi mitici: una borsa gli viene assegnata da una commissione di cui fanno parte Arnaldo Momigliano e Anthony Blunt; con Ernst Gombrich concorderà una tesi di dottorato che non scriverà mai ma che è alla base dei suoi lavori sul Rinascimento italiano. Sempre Gombrich, dopo la parentesi al Victoria and Albert Museum, lo inviterà a tornare al Warburg per insegnare retorica e dialettica. Quelli che Baxandall ci racconta sono in un certo senso due innamoramenti, sia pur tenuti a distanza da un vigile senso critico: quello per Gertrud Bing e quello per la biblioteca.

Di questa donna animata da una forte energia morale, capace di concedere ai suoi amici una attenzione totale e esclusiva, legata a Warburg e a Saxl, Baxandall ci offre un ritratto splendido, fatto anche della consapevolezza di ciò che di lei resta in ombra. In modo analogo ci rivela la sua fascinazione per la biblioteca. Non era interessato, premette, a temi come l'astrologia o la sopravvivenza dell'antico, che erano stati alla base della biblioteca. Ma quel che lo seduce è la struttura della biblioteca, il modo in cui i libri sono disposti, così da guidare la ricerca, da suggerire strade e nessi inaspettati.

Per alcuni anni, dice, se ne è lasciato guidare, si è abbandonato al piacere di leggere quei libri che erano stati sottratti alla Germania nazista e a Londra avevano trovato una nuova sede e una nuova vita. Non possiamo che augurarci oggi che tale vita possa continuare, malgrado le minacce che i tagli economici fanno gravare sulla biblioteca. Le pagine di Baxandall possono essere, anche in questo senso, una testimonianza e un monito.

Michael Baxandall, «Episodes.
A Memory book», introduzione
di Carlo Ginzburg, Londra,
Frances Lincoln, pagg. 144,
£ 14,99

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