Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2011 alle ore 19:38.

My24
Meglio la scienza degli anniversari. Un incontro con Andrea Zanzotto (Foto di Gianni Pignat)Meglio la scienza degli anniversari. Un incontro con Andrea Zanzotto (Foto di Gianni Pignat)

L'usuraio atroce, come Andrea Zanzotto chiama il tempo in De senectute (da «Conglomerati», Mondadori, 2009), viene a riscuotere i suoi "interessi spropositati" a corrente alternata. I novant'anni del poeta, che scoccano il 10 ottobre, il più delle volte lo colgono lucido a consultare le infinite carte o a cibarsi di informazioni scientifiche nella casa di Pieve di Soligo. Altre, lo lasciano affaticato sulla poltrona dello studio, facendolo scivolare nel silenzio, tanto invocato nei suoi versi.

«Non mi importa del compleanno. L'ho detto e lo ripeto. È di gran lunga più interessante il fatto che i neutrini viaggino a una velocità superiore a quella della luce», racconta mentre la moglie Marisa Michieli, i figli, Giovanni, 51 anni, e Fabio, 49, tentano di proteggerlo dalla furia celebrativa, che rischia di risucchiarlo. «L'amore per la scienza e per la tecnica è nato quando ero ragazzo, quasi contemporaneamente alla poesia. Ero ammirato dai progressi di Fermi e della ricerca sull'atomo. Esultai quando diedero il Nobel a Domagk per i sulfamidici». Zanzotto parla con la cantilena dolce, che calca le ultime sillabe, ingrassa le esse, e a volte sembra quasi petèl, quel gergo primordiale, intruglio onomatopeico con cui ha macchiato la sua poesia. Zoghessi dialettali che donerà al secondo nipotino, Carlo, di un anno, secondo figlio di Giò. Al primo nipote, Andrea Luigi, di sette anni e mezzo, aveva dedicato la Filastrocca sul micio Uttino, edizione privata, di cui ha fatto preziosissimo dono al Sole 24 Ore e ai suoi lettori.

Una cadenza veneta in grado di mitigare anche la gravità lacerante dei versi che ha letto in esclusiva per la Domenica (potete ascoltarli da domani su questo sito, nella sezione Rima Privata). Tutto il suo materiale poetico è stato acquisito a partire dal 1973 con una lunga operazione terminata nel 2007, da parte del Fondo Manoscritti del centro pavese di Maria Corti. La rinata rivista Autografo, fondata dalla stessa Corti, di cui il letterato era molto amico, sarà nei prossimi giorni in libreria con un numero monografico Per i novant'anni di Zanzotto. Studi, lettere, immagini (Interlinea, Novara, pagg. 240, € 20), in cui spiccano le lettere inedite a Vittorio Sereni, Giovanni Raboni, Alfonso Gatto e ad altri intellettuali.

Dopo la registrazione ha bisogno di riposo e del silenzio, interrotto dal ronzio di qualche motore, eco della modernità e di quel Progresso scorsoio (Garzanti, 2009) che ha descritto con Marzio Breda. La denuncia della sua terra devastata dai capannoni, il paesaggio «che ci punge e ci trapunge» violato dagli uomini, si era attirata gli strali della Lega. Quello del poeta è il lamento dell'animale ferito, che contempla la sua forza vitale affievolirsi. La Natura da sempre è tema portante della sua lirica. «Mi piacerebbe tornare in montagna», ama dire sornione, anche se da tempo non passeggia neppure attorno a casa. Sul Col Visentin nelle Prealpi bellunesi, posto amato quanto le colline di Rolle, nel Trevigiano, battute col poeta contadino Nino, che sul biglietto da visita riportava le diciture di attore, astronomo, agricoltore, indovino, oltre che "Duca della Rosada", come lo aveva incoronato burlescamente Camon assieme allo stesso Zanzotto e a Giovanni Comisso. Zone benestanti, nonostante la crisi incombente.

C'è da non credere che solo cinquant'anni prima avessero costretto i loro ragazzi a emigrare per fame, trasformando un giovane Zanzotto in sguattero in Svizzera, come aveva già raccontato a Domenica (14 giugno 2009, pag. 27).

Poi, quando la corrente torna, è uno sfogliare euforico di manoscritti, fitti di note a margine, spesso in greco e in latino. Bisognerebbe rispolverare anche lo Zanzotto traduttore, soprattutto di autori dal francese (in cima Honoré de Balzac), lingua con cui aveva familiarizzato grazie ai minatori stagionali veneti emigrati a Marcinelle. Ma il compleanno? Il bello sarebbe festeggiarlo con i nipoti. E già nella morbidezza della esse di "festeggiare" par di sentire tutta la sua tenerezza per le nuove vite.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi