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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2011 alle ore 18:56.

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Quello che sia Darwin che Turing avevano scoperto, ciascuno a suo modo, era l'esistenza della «competenza senza comprensione» (Dennet, 2009). Questo ha invertito l'assunzione, profondamente plausibile, che la comprensione sia di fatto la fonte di qualsiasi competenza avanzata.

Consideriamo come Turing ha condotto la sua dimostrazione. Ha preso come modello i computer umani. Costoro sedevano alla propria scrivania, facendo un passo semplice e altamente affidabile dopo l'altro, controllando il proprio lavoro, scrivendo i risultati intermedi invece di affidarsi alla propria memoria, consultando i protocolli ogni volta che era necessario, trasformando quello che a prima vista poteva sembrare un compito difficile in una routine da eseguire a occhi chiusi. Turing ha sistematicamente scomposto i passaggi semplici in passaggi ancora più semplici, rimuovendo ogni traccia di discernimento e comprensione. Egli ha così approntato un inventario di mattoni di base con cui costruire un algoritmo universale che potesse eseguire qualsiasi altro algoritmo. Si può iniziare con i semplici mattoni di base che Turing ha isolato, e costruire, livello dopo livello, qualsiasi computazione più sofisticata, ripristinando così gradualmente quell'intelligenza che Turing aveva così abilmente eliminato dalle pratiche dei computer umani.

Turing, come Darwin, ha scomposto il mistero dell'intelligenza (o Disegno Intelligente) in quelli che potremmo definire passaggi atomici di muta casualità, che, accumulati a milioni, si sommano in una pseudo-intelligenza. L'unità centrale di elaborazione di un computer non sa davvero cosa sia l'aritmetica, né capisce cosa sia un'addizione, ma "capisce" e "comanda" di sommare due numeri e mettere il risultato in un registro, nel senso minimale, che somma correttamente quando richiesto e mette la somma al posto giusto. Diciamo che si comporta come se capisse le addizioni. Salendo di livello, il sistema non comprende davvero che sta individuando e correggendo eventuali errori di trasmissione, ma si comporta come se lo comprendesse, ed esegue correttamente il lavoro richiesto. Salendo ancora di livello, quando i mattoni sono impilati a miliardi e triliardi, il programma di scacchi non capisce davvero che la sua regina è in pericolo, ma è come se lo capisse, e il computer Watson dell'Ibm a Jeopardy! (un quiz show) è come se capisse le domande cui risponde.

Non siamo ancora arrivati a una comprensione "reale" nei robot, ma ci stiamo avvicinando. Questa almeno è la convinzione delle persone ispirate dall'intuizione di Tulving. I sostenitori della teoria "a cascata dall'alto" sono assolutamente certi che nessun ulteriore progresso ci condurrà a una comprensione reale. Essi pensano che una res cogitans cartesiana, una cosa pensante, non possa essere costruita partendo dai mattoni di base di Turing. Così come i creazionisti sono certi che nessun rimescolamento, copia e selezione darwiniana possa portare agli esseri viventi (reali). Hanno torto, ma si può capire il disagio che motiva la loro convinzione.

La strana inversione del ragionamento di Turing, come quella di Darwin, va contro la natura di millenni di pensiero. Se la storia della resistenza al pensiero darwiniano è una buona misura, possiamo aspettarci che in futuro, anche dopo che ogni trionfo del pensiero umano sarà stato eguagliato o superato da "mere macchine", ci saranno ancora pensatori che insisteranno che la mente umana lavora per vie misteriose che nessuna scienza potrà mai comprendere.

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