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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 20:13.

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Carthago delenda est, sentenziò Marco Porcio Catone. E così fecero, i romani, nel 146 a. C.. Ironia della sorte, è proprio la Cartagine punica che si è meglio conservata, non quella augustea, devastata prima dai Vandali, poi da Bizantini e infine dagli arabi nel 689. «Gli ingegneri romani incaricati di ricostruire la città decisero di fare un altipiano là dove era il colle sui cui sorgeva.

E così accumularono cenere e detriti ai lati della collina per spianarla. Ciò che era arroccato sui fianchi è dunque rimasto sepolto e protetto per secoli, fino a vent'anni fa» spiega il famoso archeologo Azedine Beschaouch, il nuovo ministro dei Beni culturali tunisino, che ha lasciato l'Unesco per offrire le sue competenze al paese liberato dalla rivoluzione dei gelsomini.
Nonostante la campagna di scavi organizzata da Beschaouch, culminata con l'inserimento del sito nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco nel 1979, i guai di Cartagine non erano, e non sono, ancora finiti. La sua splendida posizione, che domina Tunisi e la sua baia fece gola ad Ali Baba e i 40 ladroni: così sono ora chiamati l'ex-dittatore Ben Ali e la sua grande famiglia.

«Con 14 decreti cambiò la destinazione d'uso di 32 dei 300 ettari di terreno protetto dall'Unesco e li rese "edificabili" - spiega Beschaouch –. Il suo clan li ebbe per 5 euro al metro quadrato e li rivendette a 1200 euro. Non avevo mai visto una cosa del genere. Appena diventato ministro, abbiamo cancellato tutte queste decisioni. Due ettari erano già stati costruiti, gli 85 appartamenti abitati, e non c'era più nulla da fare. Ma 12 ettari in costruzione li abbiamo bloccati. Ora però abbiamo problemi con la gente che li ha comprati. È una battaglia che devo combattere ogni giorno. Dicono che "in nome della rivoluzione" deve essere salvaguardato il loro acquisto. Abbiamo proposto loro un'indennità, di costruire su altri terreni, ma non vogliono accettare. Cartagine deve essere protetta, è un patrimonio di tutti, potrei combattere questa battaglia per tutta la vita!» esclama Beschaouch, noto per aver salvato anche il sito di Angkor Wat, in Cambogia.

«Sono tornato per salvaguardare l'interesse generale, della nazione - continua, con tono mite ma deciso -. Per 25 anni non se ne è parlato. Sono stati portati avanti solo gli interessi privati. E ora bisogna restituire un'etica a questo paese, un'etica che tuteli il bene comune, il lavoro, l'impresa, che garantisca la certezza del diritto. Solo così si può impostare uno sviluppo veramente sostenibile». È l'altra battaglia che la Tunisia si trova ad affrontare oggi, non molto diversa da quella per Cartagine. Passeggiando per l'antica Dougga, dalla bellezza mozzafiato, forse la prima capitale del regno di Numidia, dove - meravigliosamente conservata - l'architettura berbera convive con quella romana, Mustapha Khanoussi, che per 15 anni ne è stato il curatore, mostra un mosaico tagliato da un muro. Il muro fu spostato per fare spazio alla strada principale: «Un esempio di interesse generale che ha prevalso su quello privato» spiega. Poi, scendendo per la collina, troviamo la strada invasa da due colonne che sorreggevano un piccolo pronao: «Fu fatto costruire da un notabile della città, che voleva valorizzare la sua dimora.

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