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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2011 alle ore 08:13.

Rivoluzione anche nel mondo dei vecchi camerini degli artisti, costretti a fare la coda per una doccia: ora, assicura Mikhail Sidorov, portavoce di Summa Capital, ognuno avrà una stanza degna di un albergo a cinque stelle: «In base alle regole dell'architettura contemporanea – ha spiegato Sidorov presentando il teatro – la troupe deve disporre di uno spazio quattro volte superiore a quello riservato al pubblico. Qui il rapporto era uno a uno, ora è uno a quattro, come deve essere».
Per anni il Bolshoj è rimasto infagottato tra le impalcature e il cellophane, orfana la grande piazza del teatro all'ombra del Cremlino. «A un certo punto sembrava che questa fosse diventata una storia infinita», osservava il 20 settembre scorso il presidente Medvedev, il primo ad avere l'onore di una performance, le prove della Bella Addormentata di Tchaikovskij. Ora, dopo il concerto di gala del 28, la vita nuova del Bolshoj proseguirà il 2 novembre con un classico russo, Ruslan e Ljudmila di Glinka, poi l'11 novembre con La Scala, il primo teatro straniero a ritornare, il Requiem di Verdi diretto da Daniel Barenboim. Il 18 novembre sarà il turno della Bella addormentata, poi Boris Godunov e Lo Schiaccianoci... è questa, si potrebbe augurare, la storia del Bolshoj che non dovrà mai finire.
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