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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 10:53.

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Quirino Principe, Visite
In alte case corre in su la scala;
chi sale stanco e sosta ad ogni rampa
spera che là si arrestino i gradini.
Ma chi visita case cerca i piani
dove ha radici d'uomini la vita
e versa seme e riempie ogni vuoto.

Più su dei vivi, esiste un piano vuoto
(solaio?), strana meta della scala,
dov'è intonaco nudo e non c'è vita.
Più in là, non è possibile altra rampa:
andrebbe in cielo. È l'ultimo dei piani.
Là si spengono gli ultimi gradini.

Chi numera sua sorte entro gradini
consueti, afferma che con passo vuoto
spesso figure salgono oltre i piani.
C'è chi chiede: «Perché in cima alla scala
arrancate? Non serve, quella rampa:
l'ultimo piano è quello senza vita!».

L'atto inquieta, e la normale vita
è turbata. Ma pesano i gradini:
nessuno osa seguirle per la rampa
fin dove ragne e muffa alita il vuoto.
Chi al penultimo tratto della scala
si azzarda, vede un'ombra lungo i piani.

Nel quotidiano limite dei piani
è misurata la concessa vita
di chi propone un termine alla scala.
Ma tu, salendo i soliti gradini,
dopo una sera dal destino vuoto,
tentasti il rischio dell'ultima rampa.

La figura gettava sulla rampa
un buio che annegava giù tra i piani.
Di spalle, volta verso il muro vuoto,
era il nero più fosco della vita.
Approdando all'estremo dei gradini,
non vedevi più nulla della scala.

Visite (1971), da Il libro dei cinque sentieri, Scheiwiller all'insegna del Pesce d'Oro, Milano 1973.

QUIRINO PRINCIPE
Nato a Gorizia nel 1935, Accademico di Santa Cecilia in Roma, già consigliere d'amministrazione del Teatro alla Scala, ha insegnato storia della musica moderna e contemporanea all'Università di Trieste e filosofia della musica all'Università di Roma Tre, e attualmente insegna drammaturgia musicale, librettologia e storia del teatro all'Accademia dell'Opera Italiana di Verona. Musicologo, germanista, drammaturgo, ha pubblicato libri su G. Mahler, R. Strauss, i Quartetti di Beethoven, l'opera tedesca. Sul terreno della poesia, ha pubblicato: Il libro dei cinque sentieri (Scheiwiller, Milano 1973), il ciclo Algol nel volume Chi ha paura della bellezza? a cura di Tomaso Kémeny (Arcipelago Edizioni, Milano 2010, e altri cicli di poesie in Poesia e spiritualità (anno II, n. 4, Passagem Sem Guarda Edizioni, Madeira 2010). Altre sue poesie appaiono in suoi saggi filosofici (fra cui La rivelazione incompiuta, Rusconi, Milano 1974). Testi poetici sono propriamente alcuni suoi lavori per il teatro, fra cui il testo per la Pantomima K. 446 di Wolfgang Amadeus Mozart (2007), quello per lo Schlittenfahrt di Leopold Mozart (2009), quello per il melòlogo Speculum mundi (2008). Ha tradotto E. Jünger, H. Arendt, M. Horkheimer, ecc, nonché i testi di innumerevoli Lieder e di moltissimi melòloghi, e l'integrale delle 300 Cantate di Johann Sebastian Bach.. È il curatore dell'edizione italiana del Signore degli Anelli di Tolkien. Stoicamente, si è travestito da sacerdote cattolico come recitante nella messa "l'Homme Armé" di Peter Maxwell Davies. Nel 1991 ha ricevuto il Premio "Ervino Pocar". Collabora con il supplemento culturale del "Sole 24 Ore". È' autore di testi per il teatro e per musica, collaborando con Azio Corghi, Mario Pagotto, Davide Pitis, Francesco Venerucci, Silvia Colasanti. La sua attività di attore si svolge nell'ambito i ensembles da lui fondati (il Trio Telos, il duo Quirini-Alessandri) o preesistenti (il Trio Fluns, l'Associazione "Sergio Gaggia"). Nel 1996, il Presidente della Repubblica d'Austria gli ha concesso la Croce d'Onore di Prima Classe litteris et artibus. Nel 2005 gli è stato assegnato il Premio Imola per la critica musicale. Nel 2009, il Presidente della Repubblica lo ha nominato Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti culturali e artistici.

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