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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 21:42.

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Film The Lady (Ansa)Film The Lady (Ansa)

In attesa del red carpet di domani che promette ricche sorprese - balletti, gadget, sidecar, macchine d'epoca e, per il nuovo film di Stephan Elliot, persino una capra australiana - ci "accontentiamo" di un'inaugurazione del Festival Internazionale del Film di Roma (sesta edizione, dal 27 ottobre al 4 novembre) pop e politica, grazie a The Lady.

Facendosi largo tra la folla e una buffa coreografia costituita da bandiere inglesi rifatte con cavoli e mele sul lato sinistro del tappeto rosso, il regista Luc Besson, il vate di Lèon, Nikita e Il quinto elemento, presenterà la sua biografia sulla coraggiosa eroina birmana Aung San Suu Kyi, figlia del generale che conquistò l'indipendenza per il suo Paese per poi pagarla con la morte. Il cineasta transalpino mette su un biopic popolare in cui racconta con la sua solita enfasi e un notevole trasporto la parabola esistenziale e politica di questa donna coraggiosa.

Lo fa raccontandone le peripezie di chi, prima casalinga e saggista in Inghilterra, si vede catapultata nel suo Paese nella corsa al potere che potrebbe far crollare un regime dittatoriale tra i più irragionevoli e violenti della storia. Gli scontri tra la polizia e gli studenti, repressi nel sangue, la possibilità di rappresentare la rinascita dopo decenni di violenza e omicidi di Stato, fa prevalere in lei il senso patriottico e civile. Besson ci racconta la sua campagna elettorale parallelamente ai suoi travagli privati, alla lontananza forzata dall'amato e devoto marito britannico (David Thewlis, che bravo) e dai due figli. Questa donna coraggiosa, che vinse nonostante gli arresti domiciliari lunghi 20 anni, gli scioperi della fame caparbi e un attacco alla sua persona costante e selvaggio, ci viene presentata sotto la luce umanissima dei suoi affetti privati.

E così oltre a Michelle Yeoh, che le regala il suo fisico nervoso e il suo talento, anche chi "guarda la storia dalla prima fila", il marito, diventa coprotagonista di un racconto che supera le due ore. Laddove si cerca l'agiografia, il regista francese, che pur non disdegna la santificazione della "figlia d'arte" birmana, si concentra sulla scelta terribile tra l'amore per il compagno e la famiglia e quello per il proprio paese.

Un film necessario e utile per mettere in luce la figura complessa e bellissima di una donna che ha sacrificato tutto in nome della giustiziae della democrazia e anche per constatare una nuova fase del cinema bessoniano: non più avanguardia di genere né sperimentazione (sia essa nell'animazione "minimea" o nel bianco e nero di Angel-A), ma cinema civile di massa. Tanto per non farsi mai inquadrare da etichette. Benvenuti a The Lady, un film femminista di un cineasta maschilista che adora le donne. E, diciamolo, un buon esordio per la manifestazione capitolina. Rigorosamente non in anteprima mondiale, ma a questo, ormai, ci siamo abituati.

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