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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2011 alle ore 15:49.
Baharier: Non vedo una compresenza o alternanza di ‘amori' di diversa natura; percepisco come uno e unico l'amore espresso dal Cantico: amore sacro quale approfondimento dell'amore profano e amore profano quale amore sacro ancora imperfetto, sentimento acerbo, in divenire.
Quale significato si deve quindi attribuire all'erotismo presente nel testo?
Idel: Si tratta di una forma di erotismo assolutamente naturale, rurale, libero da restrizioni religiose, che ha luogo nella natura , non in un ambiente urbano. Da questo punto di vista la nostra esperienza urbana contemporanea, anche quando parliamo di amore libero e enfatizziamo la dimensione corporea dell'esperienza, è molto diversa dal concezione di base che permea il testo antico.
Baharier: L'erotismo attiene a ciò che si nasconde e al tempo stesso si rivela, alla presenza nell'assenza. Il Cantico dei Cantici ma anche tutta la Torà sono permeati da tale dualità che sicuramente seduce il pensiero e genera ermeneutica. "Aggiungere è sottrarre", recita un detto talmudico. L'erotismo in generale e quello del Cantico in particolare, dovrebbe acuire la nostra capacità di comprendere simbolicamente. Per l'appunto, il vestito coprente e aderente che nasconde e rivela, simbolo per eccellenza dell'erotismo e quindi di ciò che è relazione, si dice in ebraico "simlà", il cui etimo omofonico "semel" significa "simbolo".
Bianchi: Questo erotismo è la cifra riassuntiva di un naturale rapporto d'amore tra due ragazzi. Un rapporto, si badi bene, senza alcuna allusione a una vicenda matrimoniale! In questo senso è un poema estremamente trasgressivo, così trasgressivo che nelle interpretazioni tradizionali si sentì sempre il bisogno di leggerlo facendo riferimento a uno sposo e a una sposa. Ma nel Cantico – lo ripeto a scanso di equivoci – non c'è alcun accenno a un rapporto sponsale istituzionalizzato.
C'è una diversità tra l'interpretazione ebraica del Cantico e quella cattolica?
Idel: Nell'ebraismo ci sono parecchie forme di interpretazione del Cantico, che riflettono uno spettro di valori diversi nel tempo. Interpretazioni mistiche e filosofiche, alcune ispirate da fonti greche ed ellenistiche attraverso la mediazione dei testi musulmani medioevali. Tuttavia la visione più diffusa del Cantico anche in mondo ebraico è quella che lo considera un riflesso dell'amore erotico fra Dio e il suo Popolo, definito la Kenesset Yisrael, l'assemblea di Israel, e raffigurato come la sua sposa. Questa interpretazione nasce dall'antico paragone di Rabbi Aqivah, ed è stata assunta nell'ebraismo rabbinico forse in competizione con la pretesa cristiana che la Sposa fosse l'ecclesia, e cioè la Chiesa Cattolica. E' un concetto che si riflette in molti commentari del Cantico, fino a diventare preponderante.
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