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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 18:13.

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Da sinistra Cosimo Villani, Gennaro Albano col regista PippoMezzapesa sul set del film ''Il paese delle spose infelici'' (Ansa)Da sinistra Cosimo Villani, Gennaro Albano col regista PippoMezzapesa sul set del film ''Il paese delle spose infelici'' (Ansa)

Dopo l'accoglienza tiepida degli addetti ai lavori per Il mio domani dell'ottima regista indipendente Marina Spada- il suo Come un ombra rimane tuttora uno dei migliori film italiani degli ultimi anni- ecco arrivare il secondo film "di casa" nel concorso del 6° Festival Internazionale del Film di Roma: Il paese delle spose infelici. Un gruppo di ragazzi scatenati hanno invaso il festival (e stasera promettono scintille alla festa dedicata al film allo spazio Di Saronno), i componenti di una Via Paal molto particolare, la Cosmica Calcio, universo attorno a cui gira la vita di adolescenti che cominciano a cercare risposte dalla vita.

Qui a Roma sono già dei personaggi grazie all'ottimo lavoro dell'ufficio stampa Fandango che sta distribuendo a tappeto uno dei gadget più ambiti della rassegna, le figurine Panini dei giovani protagonisti. Un pezzo da collezione. Non altrettanto, purtroppo, si può dire del film, esordio nel lungometraggio di finzione per il bravo Pippo Mezzapesa, che tanto ci aveva ben impressionati con il documentario Pinuccio Lovero, sogno di una morte di mezza estate. Il coraggioso e talentuoso cineasta si nasconde dietro un romanzo di formazione senza guizzi, in cui momenti visivi pregevoli annegano in una narrazione sostanzialmente piatta. Mezzapesa va sul sicuro, indagando in quelle emozioni adolescenziali che tutti noi, prima o poi, abbiamo vissuto. Praticamente una canzone di Max Pezzali, se non fosse che il cantante va dritto al cuore e alla pancia di chi lo ascolta, mentre qui il regista si lascia andare a virtuosismi registici tipici del cinema d'autore.

Di quello, peraltro, che non si prendeva troppi rischi, quello di decenni fa. E da Mezzapesa, proprio per la sua bravura, ci aspettiamo di più, Il paese delle spose infelici, infatti, rimane in un'aurea mediocrità che si fa dimenticare molto presto. A nulla vale la dolce bellezza di Aylin Prandi, vittima di un personaggio che non entra mai davvero nel film, e dispiace per questa squadra di ragazzi che hanno facce e capacità notevoli (Veleno, Nicolas Orzella, su tutti, con quella faccia alla Ralph Macchio). Non riusciamo a sentire quella sottile eccitazione dell'innamoramento, l'ambiguità di un'amicizia acerba, tutto sembra rimanere lontano. E Il paese delle spose infelici, diventa quello delle occasioni perse. Speriamo che tutti sappiano coglierle in futuro, così come fa L'altro cinema/Extra, che non ne sbaglia una. From the Sky Down, dedicato agli U2, è uno dei tre documentari diretti da premi Oscar selezionati da Mario Sesti e il suo team.

Il lavoro di Davis Guggnheim è semplicemente meraviglioso per chi ama la musica e le sue storie difficili e contrastate, ma sempre creative, ed è interessante anche per chi non conosce la band irlandese, ma apprezza le parabole umane e artistiche di grande spessore. Guggenheim, che vinse immeritatamente la statuetta con il documentario didascalico e didattico Una verità sconveniente, qui mostra una sensibilità e una profondità da grande documentarista. Achtung Baby, è arrivato il grande cinema.

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