Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2011 alle ore 20:00.

My24

A Torino è sempre tempo di documentari. Insieme ad alcuni prodotti italiani, tra cui «Il corpo del duce» di Fabrizio Laurenti e «Il sorriso del capo» di Marco Bechis, all'interno del programma del Torino Film Festival 2011 sono stati selezionati diversi documentari internazionali particolarmente attesi.

Tra questi svettano gli ultimi lavori di due (grandi) registi, i cui nomi sono spesso associati al cinema di finzione, come Martin Scorsese e Werner Herzog.

Il primo ha portato sotto la Mole Antonelliana «George Harrison: Living in the Material World», un progetto al quale ha lavorato per diversi anni, incentrato su vita, morte e miracoli del Beatle più mistico e introspettivo.

Grazie alle voci di decine di persone che hanno avuto a che fare con George Harrison, Scorsese ripercorre l'intera esistenza dell'artista: dall'incontro con John Lennon e Paul McCartney (e la relativa fondazione del gruppo dei Quarrymen) a quello con il suo guru indiano Ravi Shankar, passando per la collaborazione cinematografica coi Monty Python (tra gli intervistati anche Terry Gilliam ed Eric Idle) fino agli ultimi anni della sua vita, conclusasi il 29 novembre 2001.

Il fine (riuscito) di Scorsese è stato quello di realizzare un film torrenziale capace di dare una visione completa della figura di George Harrison, lasciando ampio spazio alla sua musica e approfondendo, in particolare, la sua visione spirituale costretta a lottare contro un mondo materiale che non gli è mai appartenuto. Con un po' di pazienza, viste le quasi tre ore e mezza di durata, l'unico documentario possibile su un artista di tale livello.

Lavoro altrettanto importante e rigoroso è «Into the Abyss», ultimo tassello dello straordinario mosaico di documentari firmati da Werner Herzog.

Dopo aver mostrato, soprattutto attraverso filmati di repertorio, la vita e la tragica fine di Timothy Treadwell in «Grizzly Man» (2005), Herzog torna a raccontare gli ultimi giorni di un uomo prossimo alla morte: si tratta di Michael Perry, condannato alla pena capitale dallo stato del Texas per aver commesso un triplice omicidio, intervistato dal regista nel giugno 2010 a soli otto giorni dall'esecuzione.

Partendo dalla ricostruzione dell'omicidio, «Into the Abyss» dà poi voce ai parenti delle vittime, alle autorità di Conroe, cittadina texana dove la criminalità è all'ordine del giorno, e a Jason Burkett, complice di Perry, riuscito a ottenere "soltanto" l'ergastolo.

Senza prendere posizione sull'atto compiuto dal suo protagonista (che non smette di dichiararsi innocente), Herzog ci guida in un viaggio straziante, realmente in grado di commuovere e scuotere le coscienze, che, passando attraverso gli abissi dell'animo umano, ha come ultima fermata la vittoria della vita.

Tra gli interventi conclusivi infatti c'è quello della moglie di Burkett, il cui matrimonio è stato officiato dietro le sbarre, che racconta di essere rimasta incinta dell'uomo nonostante non abbiano avuto contatti fisici al di là del semplice tocco delle mani: un ennesimo miracolo, forse, raccontato da un regista che, alla soglia dei settant'anni, non smette di credere nel potere mistico della macchina da presa, sia che essa stia riprendendo una scena di finzione, sia che stia osservando semplicemente lo scorrere della vita. O l'arrivo della morte.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi