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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 08:18.

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Uno studio dell'AMI (Associazione Nazionale Musicisti di Jazz) degli anni 90, quando io ero il vice dell'allora presidente Giorgio Gaslini, individuò in Italia circa 700 scuole di jazz. Il corso di musica Afro-americana nei Conservatori italiani era ancora utopia e i tempi in cui io fui praticamente radiato dal Conservatorio di Sassari perché il mio insegnante scoprì che suonavo la «musica del Diavolo» non era poi così tanto lontano. Immagino che i corsi di jazz pubblici e privati siano arrivati a un migliaio mentre i musicisti professionisti, sempre più bravi, giovani e preparati, sono sempre di più. Magari alimentano un esercito di disoccupati che andranno a insegnare nelle mille scuole di jazz creando nuovi musicisti che a loro volta insegneranno e suoneranno poco, perché non ci sono possibilità concrete e la concorrenza è notevole. Il problema non è più del jazz o del "quasi jazz" e del fatto che questo si possa insegnare o trasmettere. È che l'Italia vive un momento realmente difficile laddove, di fronte alla crisi, si devono fare delle scelte dolorose e difficili. Il passo successivo al riconoscimento del ruolo di Siena Jazz e delle musiche contemporanee dovrà essere quello di creare un nuovo stato per gli artisti che non lavorano per gli Enti Lirici e per le orchestre. Quelli che la Francia chiama «intermittenti dello spettacolo» e che oltre ad insegnare potranno avere anche la possibilità certa e concreta di vendere la propria arte. Un detto popolare sardo recita «in caminu s'accontzat barriu». Letteralmente. Accontentiamoci di questi risultati nella speranza che il cammino di crescita culturale nel nostro Paese sia di pari passo con quella volontà di cambiamento che sta permeando la nuova Italia. Nonostante Tremonti abbia detto che la cultura non si mangia sono certo che la nostra anima si nutrirebbe e che il nostro Pil ne guadagnerebbe.
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l'università
È stata ufficializzata a Siena la prima «Libera Università del Jazz» d'Italia. Il riconoscimento è arrivato con la firma del decreto ministeriale, da parte del MIUR, con il quale la prestigiosa istituzione senese (leader nella formazione jazzistica) viene accreditata quale istituzione abilitata a rilasciare titoli accademici di alta formazione al pari, sul piano normativo, dei Conservatori statali e delle istituzioni e Università europee e internazionali con cui collabora da anni.
l'archivio di arrigo polillo
Tutto è iniziato con Arrigo Polillo, il più importante critico jazz italiano del secolo scorso, instancabile animatore, direttore di «Musica Jazz» per anni. Nel 1989, Polillo cedette a Siena Jazz tutta la sua collezione di libri e dischi, ingenerando poi un meccanismo di imitazione da parte di altri storici giornalisti e appassionati. L'archivio continua a incrementare e aggiornare i propri fondi grazie a nuove donazioni e acquistando sul mercato dei dischi antichi, usati e nuovi. La collezione libraria è composta da oltre duemila volumi, e Siena è l'unica biblioteca pubblica italiana dove si può consultare l'intera collezione della rivista «Musica Jazz» (dal 1945 a oggi). Sono migliaia i dischi disponibili nei diversi formati, con la possibilità di essere tradotti in digitale. Tra i progetti in corso presso il Centro studi, diretto da Francesco Martinelli, ci sono: l'Indice completo di «Musica Jazz», una «Storia Orale del Jazz Italiano» e decine di gallerie fotografiche dei concerti senesi e non solo.
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www.sienajazz.it

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