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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2012 alle ore 15:41.

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Immagine tratta dal primo numero della rivista «Toiletpaper» ideata da Maurizio Cattelan e Pierpaolo FerrariImmagine tratta dal primo numero della rivista «Toiletpaper» ideata da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari

Vienna 1968. Una ragazza con un bel cappottino porta al guinzaglio un uomo a quattro zampe. È Valie Export, star della performance femminista, insieme a quel Peter Weibel che sarebbe poi diventato un teorico dei new media.

Quell'immagine può essere assunta come simbolo dello spartiacque tra un prima e un dopo, tra un tempo in cui la provocazione a sfondo erotico aveva caratteri progressivi e un tempo, il nostro, in cui l'esibizione del sesso è diventata quasi sempre un sintomo regressivo, legato al lucro della pornografia. Questo passaggio è al centro di un ampio volume appena uscito, Whatever Happened to Sex in Scandinavia, a cura di Marta Kuzma e Pablo Lafuente: un libro autonomo ma anche il catalogo a posteriori di una mostra tenutasi lo scorso anno a Oslo, presso l'Office for Contemporary Art.

La rassegna si apriva con un Vampiro di Edvard Munch del 1895: l'artista ha sempre visto la donna come un meraviglioso pericolo; nella terra dove d'inverno la luce appare circa tre ore al giorno, l'esame dell'interiorità e anche dell'erotismo era più avanzata che altrove, come anche la ricerca di una struttura sociale rasserenante. La Norvegia, non a caso, è stata la prima Nazione in Europa a dare il voto alle donne e il suffragio universale: loro nel 1913, noi nel 1947. In effetti, tutta la Scandinavia è stata terra di comportamenti rivoluzionari sul piano della coppia e della famiglia. Ma poi, cosa è successo al sesso nei Paesi nordici e nel resto del mondo occidentale?

Negli anni Sessanta "la svedese" era un mito: quella bellissima e che per di più ci sta. Dietro a questo stereotipo c'erano stati, dall'inizio del Novecento, decenni di ricerca sulla necessità di svincolare il sesso dalle nascite, sulla possibilità di considerare l'aborto una decisione libera della donna, sull'opportunità di una condivisione del potere tra maschi e femmine, sull'accettazione dell'omosessualità. Nel libro troviamo raccolti tutti i testi che hanno tessuto questa trama corale, spesso di incredibile modernità.

La differenza tra l'apertura mentale scandinava e certo moralismo americano fu palpabile quando, nel 1968, il film svedese I Am Curious-Yellow di Vilgot Sjoman fu bandito negli Stati Uniti: di contenuto politico, il suo potenziale eversivo fu considerato tanto più temibile in quanto conteneva scene di nudità frontale anche maschile. Alla radice dei cambiamenti in corso, dunque anche di quel film e dello scandalo che suscitò, stavano la disgregazione della famiglia rurale, il ruolo crescente delle donne nel lavoro e la diminuzione e il controllo della prole. Sul piano teorico, furono fondamentali i testi degli psicoanalisti del dopo-Freud, da La Rivoluzione sessuale di Wilhelm Reich (1936) ed Eros e Civiltà (1955) di Herbert Marcuse. La rivista «Evergreen Review», organo intellettuale del mondo beat e hippie, sfidava continuamente il pubblico con immagini di nudità e amore libero commiste a saggi dotti e a testi classici censurati.

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