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Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2012 alle ore 15:41.

Immagine tratta dal primo numero della rivista «Toiletpaper» ideata da Maurizio Cattelan e Pierpaolo FerrariImmagine tratta dal primo numero della rivista «Toiletpaper» ideata da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari

L'arte contemporanea aveva toccato il tema del rapporto tra corporeità e politica con performance come un'orgia simulata di Carolee Schneemann con persone, cose e animali, i disegni di Lee Lozano che alludono a parti anatomiche in stile cartoon, le performance con corpi nudi e disegnati in modo clownesco di Yayoi Kusama. E con un grande contributo da parte della cinematografia sperimentale: in prima fila Andy Warhol, capace anche di produrre film sia per il mondo chiuso delle galleria sia per le sale commerciali come Trash di Paul Morrissey. Ma il libro ci spinge a riscoprire anche registi meno noti. Paul Sharitz montò un loop in cui un mandala colorato artificialmente mostra immagini rotanti e allucinogene di una bocca, di un pene, di una mano che taglia l'altra con una lametta (Razor Blades, 1965-68). Stan Brakhage girò nel 1961 un film senza trama, Dog Star Man, in cui la fisicità dell'uomo è messa in relazione con la natura e con ideali di pace, amore e pensiero. Lo stesso artista, però, dovette in seguito prendere le distanze da una lettura semplificata del suo lavoro, visto come un inno a quel "Peace&Love" che venne avvicinato a un più superficiale "Drug&Sex". E non fu il solo a essere mal compreso.

La Scandinavia era avamposto naturale per le tematiche della liberazione, già da quegli anni Trenta in cui Oslo era diventata una possibile via di fuga culturale dall'Europa del totalitarismo; similmente, Vienna era stata abituata alle tematiche del corpo dal movimento azionista e da un Novecento artistico fatto da ribelli come Klimt, Kokoschka o quell'Egon Schiele che chiedeva a giovani prostitute di stare ore in pose mortificanti; l'America era meno preparata a sopportare l'urto di un certo immaginario e quando questo divenne di massa – Woodstock è un buon esempio – iniziò a reagire in due modi: con la censura, da un lato, fatta di dossier dei Servizi di Stato, e dall'altro usando la libertà che avanzava come un mezzo per nutrire la società dello spettacolo. Cinema, pubblicità, gadget iniziarono a usare l'eros e non hanno più smesso.

Paradossale ma vero, i movimenti di liberazione sessuale sono stati condotti al risultato opposto: una nuova prigione, i valori della seduzione come mezzo per vendere. Già nel 1973 il filosofo Jean François Lyotard ha usato il termine svedese posering come sinonimo di mostrare il corpo (a questo punto solo femminile) come un oggetto di consumo. Dieci anni dopo il regista Harun Farocki ha prodotto un film in cui ha ricostruito il backstage di un set pornografico per «Playboy». Ancora oggi la sessualità è un campo di battaglia con cui gli artisti , come noi tutti, facciamo costantemente i conti.

Marta Kutzuma-Pablo Lafuente
Whatever Happened to Sex in Scandinavia
Koenig Books, London e Oslo
pagg. 530, € 37,25

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