Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 gennaio 2012 alle ore 08:13.

My24

Fenomeni di conversione, maggiore visibilità, processi d'integrazione nazionale, posizione di forza degli sciiti: sono state queste, fino a oggi, le cause ricorrenti che hanno suscitato le reazioni della parte sunnita. Già prima degli sviluppi della crisi scoppiata in seguito alla caduta del regime baathista in Iraq nel 2003, il tenore delle controversie, a prescindere dalle circostanze, rivela una significativa continuità. Se taluni dibattiti hanno avuto luogo nell'ambito di un tentativo di avvicinamento, sono state formulate anche numerose tesi e fatwa per rifiutare il taqrîb (l'avvicinamento), come fece Ibn Bazz, mufti d'Arabia Saudita dal 1993 fino alla sua morte, nel 1999. I riferimenti degli autori sunniti sono soprattutto le opere di Ibn Taymiyya (m. 1328), il pensatore neo-hanbalita che scrisse un trattato per rispondere a un autore sciita, al-'Allâma al-Hillî, il quale aveva fatto l'elogio dello sciismo. Ibn Taymiyya emise inoltre alcune fatwa contenenti dei punti, che saranno poi ripresi, contro coloro che egli definiva bâtiniyya e che tacciava di miscredenza (kufr) e associazionismo (shirk). Muhammad Ibn 'Abd al-Wahhâb, fondatore del wahabismo, formulò le medesime accuse. Questi scritti polemici si basano in buona parte sulle accuse lanciate dai sunniti contro gli sciiti e le loro dottrine.
La prima accusa tocca il principio cardine dell'Islam: si rimprovera agli sciiti di non rispettare la dottrina del tawhîd, "associando" a Dio gli Imam e altri ahl al-bayt, da essi venerati. Il posto speciale che essi riservano ad Ali vale loro l'appellativo di "estremisti" (ghulât). Secondo i sunniti, gli sciiti – contrariamente a quanto affermano – non hanno accettato il Corano, che sospettano essere stato falsificato (tahrîf). Non solo, ma essi aggiungono due versetti alla vulgata: sono dunque loro i falsificatori. Inoltre gli sciiti non ammettono lo stesso corpus di hadîth dei sunniti, e ne hanno formato uno proprio. La dottrina dell'imamato (che è negata) porta gli sciiti a rifiutare la legittimità dei primi tre califfi. Non riconoscono l'autorità dei Compagni di Maometto, che insultano (sabb al-sahâba), e hanno un'immagine negativa di 'Â'isha e di altre "madri dei credenti". Più in generale hanno una concezione errata del periodo dei salaf. E attendono il Mahdi. Hanno introdotto innovazioni biasimevoli (bid'a), come la dottrina dell'intercessione e il culto delle tombe degli Imam e dei santi, alcuni dei quali sono più venerati della stessa Ka'ba della Mecca. Le loro commemorazioni annuali del martirio di Husayn prevedono molte pratiche ritenute bid'a, oltre al fatto che in esse gli sciiti esprimono il loro odio per i sunniti. La loro scuola di diritto diverge su molti punti relativi al culto e permette il matrimonio temporaneo, che essi utilizzano come mezzo per stimolare le conversioni (questione che ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro). Praticano la dissimulazione (taqiyya), e dunque mentono perennemente sul loro vero credo, e seminano la fitna (discordia). Lo scambio di accuse è reciproco. A esso vanno aggiunte altrettante idee preconfezionate, pregiudizi e stereotipi, mischiati a teorie del complotto e ad altre elucubrazioni. Le controversie assumono un carattere particolarmente violento tra gli sciiti e i wahhabiti. In ogni caso, è chiaro che molti di questi sono i fondamenti stessi dello sciismo e dunque non possono essere abbandonati né messi in discussione. "Mezzaluna Sciita".
Alla metà degli anni 70 si cominciò a parlare di risveglio sciita in Libano, per effetto di Musa Sadr. L'avvento della Repubblica islamica d'Iran ha poi provocato un'ondata di shock. Il discorso politico-religioso sciita cominciò ad avere un'eco più ampia e un certo impatto sui movimenti islamici. Tuttavia, non riuscì a ottenere quel l'adesione all'esportazione della rivoluzione cui mirava la politica iraniana: da una parte, i movimenti sunniti presero rapidamente le distanze; dall'altra, i movimenti sciiti stessi, di molto anteriori alla rivoluzione iraniana, avevano la propria agenda e nutrivano riserve sui tentativi egemonici iraniani, per non parlare degli ambienti clericali schierati dietro l'a-politicismo del marja' Kho'i. Inoltre, dopo la morte di Khomeini nel 1989, la fiamma della rivoluzione si affievolì. La caduta del regime baathista in Iraq, nell'aprile del 2003, e l'arrivo al potere degli sciiti nel contesto dell'invasione da parte degli Stati Uniti ha cambiato le cose. L'Iran ha acquisito potere nella regione, particolarmente nel Golfo persico, e l'Hezbollah libanese ha riportato nel 2006 una netta vittoria politica e militare contro Israele, ciò che ha accresciuto il suo prestigio nel mondo musulmano. Gli sciiti si sono affermati dal Mediterraneo al Pakistan. I leader dello sciismo politico, Nasrallah e Ahmadinejad, hanno guadagnato popolarità imponendosi come gli araldi dei mondi musulmani nei confronti di Israele e degli Stati Uniti, in un clima che sapeva di ritorno all'utopia rivoluzionaria cara agli anni 70. In alcune manifestazioni si sono visti i ritratti di Nasrallah a fianco di quelli di Che Guevara o di Hugo Chavez. Nel dicembre del 2004, in un'intervista rilasciata al «Washington Post», il re Abdallah di Giordania lamentava l'esistenza di una "mezzaluna sciita": più che fondata su una realtà tangibile, l'espressione manifestava il timore di veder emergere una sorta di "sciiti-stan", un'entità che si svilupperebbe dal Mediterraneo al Gange e attraverserebbe zone economicamente e politicamente strategiche, fedele in tutto e per tutto al l'Iran. Anche il presidente egiziano Hosni Mubarak era turbato dalla crescente influenza degli sciiti, sempre sospettati di essere una quinta colonna iraniana. Nello stesso periodo il Marocco interrompeva le sue relazioni diplomatiche con l'Iran, accusato di diffondere lo sciismo in Marocco. In Giordania, sei sciiti furono giudicati davanti a una corte militare per aver promosso l'ideologia sciita. In Afghanistan, alcune opere sciite venivano buttate nei fiumi. In Arabia Saudita e in Bahrein alcuni sciiti furono arrestati mentre in Libano, nel maggio del 2008, si sono verificati scontri tra sciiti e sunniti. Infine e soprattutto, le violenze interconfessionali sono proseguite in Iraq e in Pakistan. Nel frattempo si sono susseguiti i richiami contro il "ritorno della fitna", che avrebbe fatto il gioco dei nemici dell'Islam, e si sono moltiplicate le iniziative per tentare di calmare le acque e controllare la situazione. Nel 2004, il Messaggio di Amman ha rappresentato un passo verso la tolleranza, poiché ha riaffermato la validità delle otto scuole giuridiche (dei sunniti, degli sciiti e degli ibaditi) e ha proibito il takfîr (l'accusa di empietà). Una questione politica

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi