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Questo articolo è stato pubblicato il 29 gennaio 2012 alle ore 08:14.

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Storie di vita esemplari per le vicende che li riguardano, per il mondo umano che rappresentano e quello che evocano, e che nella riflessione di Guerrieri allude a un cosmo che si trasforma in cui ogni volta, anche nel trionfo o nel ritrovamento di sé, è la sconfitta, o forse più prosaicamente il disagio a prevalere (per esempio le pagine dedicate a Marcel Bich, l'uomo della «penna a sfera», Francesco Cirio, Erminio Macario o Fred Buscaglione, Piero Cavallero). Un disagio che avvolge Torino nel gennaio 2003 nel vedere allontanarsi verso Villar Perosa il corpo di Gianni Agnelli, incapace di dire pubblicamente: «Che ne sarà di noi?».
C'è un discorso sull'identità che spesso nasconde il desiderio di «piccolo mondo antico». Né Durante, né Guerrieri vi si adagiano. Valga per entrambi la chiusa del volume di Guerrieri: «Pochi anni fa, gli alunni della Gabelli una scuola primaria di Torino andarono in trasmissione da Piero Angela. Ciascuno parlò del proprio sogno di vita . Uno voleva fare il macchinista, un altro il calciatore, l'altra la velina. Una bambina dichiarò: "Vorrei fare la professoressa d'italiano". Si chiamava Alexandra, era romena». L'identità è anche quella che si costruisce (e si conquista) e non solo, e forse nemmeno prevalentemente, quella che si teme di smarrire e che, nel panico di sentirsi nudi, si rivendica come un salvagente.
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Osvaldo Guerrieri, I Torinesi, Neri
Pozza, Vicenza, pagg. 360, € 17,50;
Francesco Durante, I Napoletani, Neri Pozza, Vicenza, pagg. 336, € 17,00

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