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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2012 alle ore 16:57.

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La scrittrice spagnola Care SantosLa scrittrice spagnola Care Santos

«Bastano due generazioni, perché la memoria di una persona si dissolva e con essa la verità della sua vita», osserva la spagnola Care Santos, 41 anni, autrice di libri per ragazzi, adulti e bambini. Lo spauracchio della volatilità dell'esistenza a quanto pare non si attenua nell'era del digitale, né risulta sufficientemente rassicurante la pervasività delle tracce volontarie e involontarie che spargiamo abbondantemente nel ciberspazio nel corso della nostra vita. Come conquistare allora lettori alle forme narrative tradizionali cui spesso, ancora oggi si affida il bisogno di raccontarsi? Come raggiungere l'odierno pubblico distratto, dai ritmi veloci, abituato a distribuire l'attenzione su più fronti in parallelo, avvezzo all'immediatezza della comunicazione visiva, con un romanzo?

Care Santos ha cercato un modo proprio per rispondere a queste domande; e ora sulla capacità del suo ultimo romanzo "Il colore della memoria" di raggiungere un ampio pubblico scommette la casa editrice Salani.

Madre di tre figli, alle spalle studi in giurisprudenza (per tradizione di famiglia) e filologia, è proprio l'impulso a preservare il proprio vissuto la ragione prima per la quale è diventata scrittrice. "Lo scrittore ha il privilegio di poter sfruttare letterariamente il materiale da rovina della sua vita", osserva. Santos lo impasta nella trama della finzione rendendolo di fatto indistinguibile al lettore ("la finzione protegge"), in un gioco senza soluzione di disvelamento e occultamento; del resto al lettore non sono destinate le verità della sua vita, ma quelle di interesse più generale.

Il rapporto tra realtà e finzione è in buona sostanza anche il tema portante de "Il colore della memoria", titolo che per tener tutto insieme risulta un po' stucchevole (per Planeta il libro era uscito come "Habitaciones cerradas"). Grossolanamente è la storia di Violeta, storica d'arte, che si trova a investigare sul passato del nonno, stimato pittore di Barcellona, e sulla sua sorprendente eredità umana oltre che artistica. Un romanzo sull'impossibilità di conoscere la personalità di un autore attraverso la sua opera, nonostante l'urgenza da cui questa possa essere scaturita; sulla menzogna dell'arte nelle sue diverse forme (pittorica, letteraria); sull'incolmabile separatezza di questa rispetto alla vita del suo artefice, in particolare rispetto ai relativi meriti artistici e demeriti morali.

"Il colore della memoria" si dipana intrecciando piani storici diversi, l'attualità di Violeta, presumibilmente nostra contemporanea, e quella del pittore Amadeo Lax e della sua famiglia, quest'ultimo un minuzioso affresco storico di un'epoca cruciale per Barcellona, a cavallo tra i due secoli: abbattuto il confine artificiale delle mura, la città si espande aprendosi all'intraprendenza imprenditoriale che la reinventerà grazie all'iniziativa di una classe ricca, appassionata di modernità nelle sue diverse forme (elettricità, automobili, telefono ma anche lo spiritismo e il suo portato di concezioni egualitarie), circondata da una servitù imponente. Santos ci si è calata – «ossessivamente, al limite della pazzia», precisa, come sempre le accade – attraverso lunghe passeggiate, studiando la produzione pittorica del tempo, soprattutto immergendosi nella generosa cronaca dei giornali del tempo; ben guardandosi invece dall'attingere dalla mediazione della letteratura, sia pure coeva. Sul vivido tessuto storico che ne scaturisce ha insinuato il filo di una storia inventata, ma così realistica da indurre alcuni suoi lettori ad andare alla ricerca di quel pittore Amadeo Lax, che altro non è se non il frutto dell'invenzione della scrittrice.

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