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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2012 alle ore 10:48.

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Maria Antonietta non scalda Berlino... (Afp)Maria Antonietta non scalda Berlino... (Afp)

Gli stipiti delle porte anneriti dalle ditate, le lacche dorate consunte e quasi opache, cadaveri di topi stecchiti nei bassifondi del palazzo e nello specchio d'acqua davanti alla reggia. Questa è Versaille alla vigilia della Rivoluzione francese, almeno agli occhi di Benoit Jacquot che ha presentato ieri Addio, mia regina, film di apertura della 62esima edizione del festival internazionale del cinema di Berlino fino al 19 febbraio nella capitale tedesca.

Applaudito dal pubblico, tiepidissima la critica, la pellicola, basata sull'omonimo bestseller di Chantal Thomas, inizia proprio il giorno della presa della Bastiglia, il 14 luglio 1789 e si snoda negli ultimi affannosi giorni che vedono il re, Luigi XVI (Xavier Beauvois), e la regina, Maria Antonietta (Diane Kruger) capitolare. Lo sguardo dei sovrani arriva allo spettatore solamente di riflesso. La vera protagonista del film è Sidonie Laborde (Léa Seydoux), "lettrice" ufficiale della regina, e la servitù, che si aggira nei sotterranei della corte, tremando di paura per la sorte propria e della monarchia, senza particolare affezione a quest'ultima, ma solo per timore dell'ignoto. Sidonie invece è in sincera apprensione per la sorte della sovrana, per cui nutre devozione e ammirazione. Ma quanto la gentilezza e l'amorevolezza di Maria Antonietta sia frutto di un reale affetto e quanto di capriccio, di vanità di piacere e di baloccarsi con il prossimo a sua disposizione, inizialmente è difficile da intendere. Nello sguardo di Sidonie si avvertono tutti i mutamenti del suo animo di fronte ai comportamenti della regina.

Un film molto femminile in cui Diane Kruger interpreta un personaggio diverso per molti aspetti alla protagonista di Marie Antoinette (2006) di Sofia Coppola, in cui Kirsten Dunst è incapace di cogliere la realtà al di fuori della reggia. Questa sovrana è una donna consapevole, anche se l'agiatezza in cui è sempre vissuta la limita nello sguardo. Il re non è che un orpello, piuttosto inadeguato, seppur dignitoso di fronte alla morte che gli si palesa come unica uscita. Forte invece è il legame amoroso fra Maria Antonietta e la contessa Gabrielle de Polignac (la seducentissima Virginie Ledoyen), confessato agli occhi trepidanti di Sidonie. Come finisce il film ce lo insegna la storia, anche se Jacquot segue il suo rivolo personalissimo.

Tra poco sarà proiettato per la stampa l'attesissimo film di Stephen Daldry, sull'11 settembre, visto dalla prospettiva di un bambino che perde il padre nel crollo delle torri gemelle. Molto forte, incredibilmente vicino è tratto dal libro di Jonathan Safran Foer (Guanda, 2005) e vede schierati in campo attori come Tom Hanks, Sandra Bullok e l'inossidabile Max von Sydow, sodale di molte opere di Ingmar Bergman. Quest'ultimo è in corsa per gli Oscar per il film di Daldry, come migliore attore non protagonista, mentre la pellicola ha avuto una nomination anche come miglior film.

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