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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2012 alle ore 22:33.

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La notte che sancirà il ripescaggio di due dei quattro big per ora fuori dai giochi, si apre nel segno della «grandeur» dell'italica canzonetta: spazio ai grandi classici del repertorio della musica leggera tricolore reinterpretati, un po' in italiano un po' in inglese, dagli artisti in gara accompagnati da ospiti internazionali.

Il festival comincia nel segno di Frank Sinatra e un omaggio a Giancarlo Bigazzi. La serata è iniziata infatti con una versione di «More» (brano di Ritz Ortolani diventato celebre come colonna sonora del film docu-trash «Mondo cane»), cantata da the Voice in un video. Poi Gianni Morandi ha eseguito «Dio come ti amo» di Domenico Modugno e «Gli uomini non cambiano» di Bigazzi, uno degli autori più celebri della canzone italiana, recentemente scomparso. L'ex ragazzo di Monghidoro gli ha reso omaggio anche perché, tra le sue hit c'è «Si può dare di più», la canzone con cui insieme a Umberto Tozzi ed Enrico Ruggeri ha vinto Sanremo, «la sera in cui è mancato un altro grande, Claudio Villa». Poi si è imbrogliato sul numero di cantanti rimasti in gara, «una gaffe – a detta sua - che Pippo Baudo non avrebbe fatto».

Rocco Papaleo continua a vestire le vesti del Mario Monti del festival. Arriva sul palco con la rivista «Taim» (sic!) con la sua foto in copertina e sotto la scritta: «Can this man save Sanremo?». L'allusione è al premier cui il vero «Time» ha dedicato un numero individuandolo come figura di spicco per rimettere le cose a posto in Italia o in Europa. Niente loden scuro e cartelletta piena di documenti, stavolta. «La scorsa notte sono stato a Washington, Obama mi ha convocato - ha detto Papaleo - per tutte queste polemiche, parolacce, bordelli e anche un po' per la tua conduzione (rivolto a Morandi). Ci sono andato con l'aereo privato di Celentano e ho cercato di convincerlo di dare una chance...».

Poi partono i duetti internazionali: improbabile appare l'incrocio tra il rapper Shaggy e Chiara Civello su «Io che non vivo» di Pino Donaggio (lui non canta, lei pensa a tenere in equilibrio gli spacchi del suo abito da sera), deliziosa la «Romagna mia» gitana che Samuele Bersani interpreta in tandem con Goran Bregovic, intrigante la «competizione» vocale che si innesca tra Nina Zilli e Sky, vocalist dei Morcheeba, per «Grande,grande» di Skye Edwards. Tra le performance più riuscite quella di Al Jarreau che tiene in piedi i Matia Bazar altrimenti sperduti in mezzo alle note di «Parla più piano», colonna sonora del «Padrino» composta da Nino Rota. Bene anche Emma con Gary Go in una rivisitazione rock de «Il paradiso» già cara a Patty Pravo. Josè Feliciano torna «sul luogo del delitto» reinterpretando «Che sarà» a Sanremo in coppia con Arisa.

L'esperimento dei duetti internazionali, fino a questo momento, appare divertente. Una boccata d'ossigeno tra il Celentano affair e le sfarfallate di Belen Rodriguez che hanno offeso («come donna», ha dichiarato lei stessa in un convegno) il ministro del Lavoro Elsa Fornero.

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