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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 16:22.

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Lo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade ( 1907-1986) in un ritratto giovanileLo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade ( 1907-1986) in un ritratto giovanile

Al mattino, prendemmo il nostro latte in tazzoni di terracotta. Partimmo per la montagna, contenti del cielo sereno, dei fiori e del vento che si era acquietato.

Strada facendo, incontrammo un giovane dal viso pallido, dalla fronte incredibilmente larga, dalle tempie sporgenti. Era venuto anche lui, come noi, a trascorrere una settimana al monastero. Era studente in matematica e filosofia, ma siccome era debole di petto, non era ancora riuscito a dare alcun esame.

Raccontammo della tempesta e della nostra paura. Lo studente aveva trascorso la notte in chiesa, pregando. Senza imbarazzo, ci parlò della sua fede.

«La mia conversione avvenne in circostanze stupide. Soffrivo troppo di petto ed ero troppo vigliacco per non temere la morte. Mi mancava persino il coraggio di morire. Non mi era rimasto altro che il desiderio di vivere. Fu così che tentai di guarire attraverso la Christian Science. Fui costretto a credere per guarire. Tutto accadde a Ginevra, dove spesi fino all'ultimo spicciolo. Giorno per giorno i miei polmoni acquistavano vigore. Il miracolo che sapeva di magnetismo animale mi portò verso il Nuovo Testamento, verso il Cattolicesimo e, infine, verso la fede ortodossa».

Il mio amico, esaltandosi, parlò animatamente della fede semplice che porta alla salvezza, che scende in noi mediante la grazia divina. Era contrario ai libri, alla teologia, alla filosofia religiosa.

Desiderava il Cristianesimo assoluto, puro, la fede senza alcuna riserva nei confronti dei dogmi della Chiesa.

«C'è una contraddizione evidente nelle tue affermazioni», ribatté lo studente, «visto e considerato che la fiducia che tu hai nella Chiesa è maggiore della fiducia che nutri nel Nuovo Testamento. Quindi, dovrai accettare la teologia e di conseguenza la filosofia, dato che hai accettato la Chiesa basata non solo sul Nuovo Testamento ma anche sugli insegnamenti patristici e conciliari. Se ti definisci un ortodosso puro, non puoi disprezzare la filosofia e la teologia, anche se i primi dati del Cristianesimo non si possono né conoscere né ripetere attraverso un semplice processo razionale, bensì attraverso un'esperienza...».

La discussione si annunciava interessante ma fuori luogo. Salivamo un ripido pendio sotto il cielo limpido. Prima che il mio amico rispondesse, tentando forse di difendersi dall'accusa di Protestantesimo, insinuata dallo studente, fui io a parlare: «Io non credo in Dio e, d'altra parte, penso che non sempre al Cristianesimo sia necessaria la fede. Il Cristianesimo è una spiritualità antimondana destinata a guidare l'evoluzione dell'uomo verso Dio tramite il rovesciamento dei valori terreni e l'insediamento dei valori divini. Non è così?». «Sì. Il cristiano muore e risuscita in Cristo trasformandosi da uomo in uomo di Dio, e il regno mortale diventa regno di Dio ...».

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