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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2012 alle ore 18:31.

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Già, ma perché abbiamo accumulato tutto questo debito? Essenzialmente perché per tanti anni abbiamo voluto aver la botte piena e la moglie ubriaca. Lo Stato ha speso più di quanto incassava con le tasse perché il Parlamento faceva leggi troppo generose, che distribuivano pensioni a destra e a manca (l'Italia spende per pensioni, in rapporto al reddito che produce, molto più che in altri Paesi) e soddisfacevano le mille richieste degli elettori senza preoccuparsi di tenere i conti ordine.
Era un circolo vizioso, che è iniziato nei primi anni Settanta. Si cominciava con un piccolo deficit (si ha un deficit quando le uscite, cioè le spese, sono maggiori delle entrate), si emettevano titoli per coprire quel deficit, indebitandosi con i risparmiatori. Ma su quel debito bisognava pagare interessi, e gli interessi si aggiungevano alle spese, e il deficit diventava più grosso, e bisognava emettere altri titoli ingrandendo il debito e allora gli interessi crescevano ancora, e così via.
Avete mai letto quel bellissimo libro di Charles Dickens, «David Copperfield»? In quel libro incontrate un Mister Micawber, Wilkins Micawber, un personaggio modellato sul padre dell'autore, John Dickens, che finì in carcere per non aver pagato i suoi debiti. Anche Mr. Micawber, nel romanzo, viene incarcerato per le stesse ragioni ma, malgrado questi trascorsi (o forse proprio a causa di questi trascorsi!), è in grado di darci una piccola/grande lezione di economia: «Reddito annuo 20 sterline, spesa annua 19 sterline e sei scellini: risultato, felicità. Reddito annuo venti sterline, spesa annua 20 sterline e sei scellini: risultato, miseria».
La lezione è facile da capire. Ed è una lezione che vale sia per una famiglia che per lo Stato. Se, anno dopo anno, si spende più di quanto si incassa il debito continua a ingrandirsi, fino a quando non è più possibile restituire i soldi e si finisce in prigione (come ai tempi di Dickens) o si dichiara il fallimento.
Ma questa 'palla al piede' del debito è la ragione principale della non-crescita dell'Italia? No, la ragione principale è più profonda e sta nel fatto che in Italia c'è una grande diffidenza fra Stato e cittadini. Sapete dalla storia che per secoli l'Italia ha vissuto sotto dominazioni straniere, e questo ha ingenerato un modo di guardare allo Stato come un nemico. Il cittadino guarda allo Stato come qualcuno da cui bisogna difendersi, e lo Stato - la pubblica amministrazione - guarda al cittadino come un suddito, qualcuno da tenere sotto controllo con una serie di vincoli e di adempimenti (o, come disse Guido Carli, un famoso ex-Governatore della Banca d'Italia, con una serie di «lacci e lacciuoli»). Ma l'economia per crescere ha bisogno di una collaborazione fra pubblico e privato, non di una contrapposizione.
Perché questa stagnazione dell'economia si è manifestata adesso e non prima? È vero, negli anni Cinquanta e Sessanta l'economia italiana cresceva, ma allora la comunità italiana, specie nel primo dopoguerra, era più unita, unita dal ricordo dell'orrenda tragedia della guerra. Bisogna che ci sia una crisi perché gli italiani ritrovino una unità di intenti, e allora sono capaci di grandi cose, perché in Italia alligna un grande spirito imprenditoriale, una grande sapienza produttiva.
L'Italia è un terreno fertile per l'economia, ma è un terreno che deve essere coltivato da una proficua collaborazione fra Stato e cittadini: come dice il vecchio detto, più fertile è il terreno, più erbacce produce a non coltivarlo.
Per uscire da questa situazione ci vorranno anni, perché è una questione di cultura, di mentalità, di istituzioni, e questi aspetti sono lenti a cambiare. La speranza dell'Italia siete voi che mi leggete. Ma intanto bisogna anche prendere misure per uscire da questa crisi. Il nuovo Governo deve rassicurare i mercati, cioè i risparmiatori, sul fatto che l'Italia è capace di scrollarsi di dosso il peso del debito pubblico, e la prima cosa da fare è quella di smettere di aggiungere altro debito a quello che già abbiamo. Bisogna cioè che il bilancio sia in pareggio, che le entrate coprano le spese. E per far questo ci sono solo due vie: più tasse e/o meno spese.
Si può fare, ma bisogna che tutti siano d'accordo. Per questo è stato formato un Governo che è appoggiato da una grande maggioranza nel Parlamento. Questo è importante, perché le misure da prendere saranno dolorose. Se ci fossero una maggioranza e un'opposizione, sarebbe difficile prendere misure dolorose perché chi le prende perderebbe voti. Se invece tutti sono d'accordo nel prenderle, alle prossime elezioni ambedue gli schieramenti saranno nella stessa posizione. Tuttavia, questa crisi non è un problema solo italiano. È un problema dell'Europa tutta, è un problema della moneta unica, l'euro. Domenica prossima parleremo di questo cruciale aspetto europeo.
fabrizio@bigpond.net.au
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