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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2012 alle ore 08:18.

È però nei confronti degli studiosi preposti che le sue parole diventano taglienti, cioè verso Paolo Spriano ed Elsa Fubini, l'uno storiografo del Pci nella fase post-togliattiana; l'altra curatrice con Sergio Caprioglio delle Lettere dal carcere in edizione 1965. A quest'ultima imputando procedure ipocritamente prudenziali: «Di fronte alla scelta se prendersi o meno la responsabilità di connettere i dati – scrive – adotta la scelta di non capire»; a Spriano l'elaborazione di un'opera «insieme agiografica e semi-critica», fondata per troppa parte su presupposti «antiscientifici». Eccoci al più vero dissidio che agita le pagine di Canfora: intellettuali puri da un lato, ligi al metodo, ai doveri di conoscenza, e intellettuali politici dall'altro, proni alle circostanze e alle ragioni di partito.
Sbaglierebbe tuttavia chi volesse inserire il lavoro del filologo barese in un solco polemico e anticomunista. Il suo progetto è più ortodosso, più costruttivo: in un colloquio a distanza con i curatori dell'Edizione nazionale, egli intende dar corso a una linea storiografica già autorevolmente tracciata da Togliatti. Perché sarebbe stato lui, il Migliore, dopo il XX Congresso del Pcus e i fatti di Ungheria, a sollevare il velo sulla vicenda Grieco; lui ad aver consentito un «progressivo allargamento dei cancelli della censura». E proprio perciò il contegno di Spriano gli appare così poco commendabile: perché non avrebbe saputo avvalersi di quegli scorci di verità che altri sia pure a fatica aveva dischiuso.
Certo i tempi del disvelamento possono risultare troppo lunghi a giudizio di uno studioso, il quale con rigore umanistico individua errori e meschinità. Più indulgente si fa il discorso sotto il profilo politico: e in questo senso Canfora è tutt'altro che un'anima bella. Quando non si ha a che fare con gli assiro-babilonesi, spiega infine, ma con movimento di massa vivente e operante, ricerca storica e motivi di opportunità immediata si intrecciano, si «inquinano a vicenda». Qui propriamente sta la «quint'essenza» e «la spietata grandezza della politica». Ma, appunto, quando è grande, perché tale è la materia a cui si applica.
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Luciano Canfora, Gramsci in carcere
e il fascismo, Salerno, Roma,
pagg. 304, € 12,00

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