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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2012 alle ore 08:18.

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Antonio Gramsci è tornato improvvisamente alla ribalta dopo che per molto tempo è stato considerato un "cane morto". Dopo "anni piatti", la vicenda umana e intellettuale di Antonio Gramsci soprattutto quella della sua riflessione politica del periodo del carcere fino alla morte, torna a far riflettere. Ne è testimonianza un volume di Giuseppe Vacca, uscito in queste settimane per Einaudi.
Vacca ripercorre tutta la vicenda carceraria di Gramsci, scava nella scrittura politica che precede l'arresto e vi individua una chiave a lungo trascurata dai biografi di Gramsci. Il testo di riferimento è la lettera che Gramsci invia in data 14 ottobre 1926 a nome del Comitato centrale del Pcd'I alla direzione del Partito comunista russo. Lettera che Togliatti (in quel momento a Mosca) decide di non presentare pubblicamente, ma che certo Stalin legge. Di questa lettera Vacca propone un'interpretazione molto determinata: Gramsci in quella lettera riteneva che la linea di fase dell'Internazionale fosse errata perché ancora ferma alla condizione del 1917 e convinta della esportabilità della rivoluzione in Occidente. Quella fase politica era invece definitivamente chiusa e dunque si trattava di comporre un rinnovamento radicale. È il laboratorio di tutto il suo rovello che transita nei Quaderni del carcere.
Da questa vicenda Vacca trae due conclusioni.
La prima: Gramsci, primo segretario di un Partito comunista incarcerato da un regime avverso, in una fase in cui la disobbedienza è punita, entra in carcere senza esserlo più, ma allo stesso tempo, proprio perché è un'icona di una lotta per la libertà non sarà abbandonato. È una condizione di cui Gramsci è consapevole. Ciò lo convince che l'iniziativa della libertà per lui passerà per una trattativa diretta tra governi, ma non di una mobilitazione politica sollecitata dal suo partito.
La seconda: quel programma su cui Gramsci concentra le sue energie è ancora il segno di un confronto politico e culturale. E quel programma è parte della sua comunicazione politica. Per questo Gramsci illustra nella lettera a sua cognata, Tania Schucht, il 25 marzo 1929 il suo piano di lavoro incentrata su tre temi. Per la precisione: 1. Storia italiana del XIX secolo; 2. La teoria e la storia della storiografia; 3. L'americanismo e il fordismo.
Vacca li traduce in questi tre dati: interpretazione della storia italiana; revisione del marxismo; mutamento del paradigma nell'analisi della situazione mondiale. In sintesi: Gramsci scriveva alla cognata (perché ne fosse informato il partito e soprattutto Togliatti) che i contenuti politici della lettera dell'ottobre 1926 costituivano ancora l'asse della sua riflessione politica e culturale. In altre parole quel suo rovello aveva un interlocutore diretto, con cui Gramsci si misurava.

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