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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2012 alle ore 21:07.

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«Gli anni Settanta li ho vissuti a Roma, dove studiavo architettura. Allora facevo parte di un gruppo anarchico situazionista che si chiamava "Gli Uccelli"». Paolo Liguori, direttore del Tgcom, gruppo Mediaset, ricorda così il decennio ripercorso nella mostra a Palazzo Reale di Milano, «Addio Anni 70».

«A Milano c'era Mario Capanna - racconta Liguori - e tanti altri amici, che frequentavo ogni tanto: erano simpatici, certo, ma con la testa di pietra. Quelli del Movimento studentesco erano stalinisti, e quindi profondamente diversi da noi che avevamo idee libertarie».

Che cosa ricorda in particolare di quel periodo?
Erano anni molto divertenti, soprattutto all'inizio, ma il decennio si è concluso in modo tragico. All'inizio c'era un clima lieve, ma poi le cose sono cambiate. Direi che lo spartiacque è il 1973, quando è cominciata l'escalation del terrorismo, culminata cinque anni dopo nel rapimento di Aldo Moro.

Quale eredità ha lasciato?
Non è rimasto nulla, oggi c'è solo lo scimmiottamento, l'imitazione del gesto, parlo ad esempio del Fai... Prima c'erano l'impegno sociale, la partecipazione e la voglia di comunicare con gli altri, oggi niente di tutto questo».

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