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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2012 alle ore 12:58.

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Madonna insieme a una attice protagonista di W/EMadonna insieme a una attice protagonista di W/E

Il cinema biopic è il grande protagonista del weekend in sala: mentre a Bologna inizia il Biografilm Festival, questo venerdì escono diverse pellicole che raccontano la vita di personaggi più o meno celebri.
Tra questi Wallis Simpson, la donna per cui Edoardo VIII abdicò al trono del Regno Unito nel 1936: già presente in un ruolo secondario ne «Il discorso del re» di Tom Hooper, la figura della Simpson è ora protagonista di «W./E. – Edward e Wallis», seconda fatica di Madonna dietro la macchina da presa.

La popstar americana ha voluto raccontarne la storia in maniera tutt'altro che tradizionale: la vicenda si apre nel 1998 a Manhattan, dove una ragazza di nome Wally, intrappolata in un matrimonio sentimentalmente umiliante con uno psichiatra di successo, inizia a interessarsi alla vicenda di Wallis Simpson fino a rimanerne ossessionata.

Le sue ricerche la porteranno a scoprire, o semplicemente a immaginare, i risvolti e i sacrifici compiuti da entrambi e i retroscena nascosti dietro quella che è stata definita la più grande storia d'amore del ventesimo secolo. Dopo il suo esordio, «Sacro e profano», del 2008, in pochi avrebbero potuto immaginare un cambio di genere così repentino nella filmografia di Madonna: da una pellicola anarchica e quasi sperimentale a un classico melodramma, patinato nella forma e ambizioso nei contenuti. Un vero e proprio cambio di look e di stile, come quelli a cui la cantante ci ha abituato nel corso della sua carriera musicale. Seppur il soggetto sia coraggioso e affascinante, le imprecisioni registiche troppo evidenti, in particolare per i continui e superflui ricorsi al ralenti, rendono «W./E.» un film riuscito a metà, dove i momenti emotivamente coinvolgenti si alternano ad altri decisamente più piatti.

Madonna dirige gli attori con passione, ma il suo desiderio di affermarsi a ogni costo anche nell'universo cinematografico la costringe spesso a una messa in scena troppo ostentata e appariscente, persino dal punto di vista musicale. Personaggio meno conosciuto della Simpson è Benjamin Mee, giornalista di successo che, dopo la morte della moglie, decide di trasferirsi con i figli nella campagna inglese dove compra uno zoo in disuso con l'intenzione di farlo rifiorire. La sua storia è raccontata in un romanzo autobiografico, da cui il regista Cameron Crowe ha tratto «La mia vita è uno zoo», film che arriva questo venerdì nei nostri cinema dopo aver incassato oltre 75 milioni di dollari ai botteghini americani.

Tipica commedia per famiglie, che farà in particolare la felicità dei più piccoli per la grande varietà di specie animali presenti, «La mia vita è uno zoo» è una pellicola che utilizza tutti i trucchi del caso per cercare di commuovere il suo pubblico: ad esempio sfruttando, attraverso scelte stilistiche spesso ricattatorie, l'iniziale tragedia familiare per avvicinare gli spettatori alle vicende mostrate. Oltre al regista è sottotono anche il cast: da una spaesata Scarlett Johansson a una Elle Fanning decisamente distante da quelle performance (basti pensare a «Somewhere» di Sofia Coppola o a «Super 8» di J.J.Abrams), che l'hanno consacrata una grande promessa del cinema a stelle e strisce. Altro titolo superficiale che ha incassato molto al box office americano è «Project X», esordio di Nima Nourizadeh, prodotto da Todd Phillips (il regista di «Road Trip» e «Una notte da leoni»).

Privo di una sceneggiatura degna di tale nome, il film ha per protagonisti tre ragazzi del liceo che, per rendersi più popolari, decidono di organizzare una gigantesca festa che avrà conseguenze disastrose. Girato con la sempre più abusata tecnica del found footage (modalità in cui un personaggio riprende con una videocamera amatoriale le immagini che vediamo), «Project X» è un lavoro privo d'idee, a parte quella di fare cassetta, che mette davanti agli occhi del suo adolescenziale pubblico di riferimento qualche spunto su come passare il prossimo sabato sera. Senza essere, neanche in questo, così originale.

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