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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 08:45.

Almeno però le donne yemenite possono guidare la macchina, il che di sicuro non risolve i loro problemi, ma è un simbolo di libertà. Un simbolo che sembra tanto più importante in Arabia Saudita: anche qui il matrimonio minorile è consentito e le donne restano in perenne stato di minoranza, non importa quanti anni abbiano o quanto abbiano studiato. In questo Paese, il numero di donne che frequenta l'università supera di gran lunga quello dei colleghi maschi, eppure sono costrette a lasciare che uomini meno qualificati controllino ogni aspetto della loro vita. Sì, questa è l'Arabia Saudita, dove una donna sopravvissuta a uno stupro di gruppo è stata condannata al carcere per aver acconsentito a salire in macchina con un uomo che non era suo parente, e ha avuto bisogno della grazia del re per tornare libera; l'Arabia Saudita, dove una donna è stata condannata a dieci frustate per aver infranto il divieto di guidare, e anche lei ha avuto bisogno della grazia del re; l'Arabia Saudita, dove le donne non possono votare né candidarsi alle elezioni, ma è considerato un "progresso" il fatto che un decreto reale abbia promesso di concedere loro il voto alle elezioni locali (quasi ininfluenti) che si terranno, udite udite, nel 2015.
La vita per le donne saudite è talmente dura che queste minuscole e paternalistiche concessioni sono accolte con entusiasmo e il monarca che le elargisce, re Abdullah, è acclamato come un "riformatore", anche da fonti autorevoli come Newsweek, che nel 2010 lo ha citato fra gli 11 leader mondiali più rispettati. Per farvi un'idea di quanto è dura la vita delle donne saudite, pensate soltanto che la risposta del "riformatore" alle rivoluzioni che scoppiano in tutta la regione è consistita nel tramortire il popolo con ulteriori elemosine di Stato, con primi destinatari gli estremisti salafiti che pompano nel corpo della casata reale l'ossigeno della legittimazione. Re Abdullah ha 87 anni. Aspettate solo che salga al trono il suo diretto successore, il principe Nayef, un uomo che sembra uscito dal Medioevo. La sua misoginia e il suo fanatismo fanno sembrare re Abdullah una suffragetta (03).
Ma perché ci odiano? Il sesso, o più precisamente l'imene, spiega molte cose. «Perché gli estremisti si accaniscano sempre contro le donne per me rimane un mistero», ha detto recentemente il Segretario di stato americano Hillary Clinton. «Ma sembra che tutti lo facciano, a prescindere dal Paese in cui vivono o dalla religione che professano. Vogliono controllare le donne». (Eppure la Clinton rappresenta un'Amministrazione che appoggia molti despoti misogini). I tentativi di controllo messi in atto da questi regimi spesso nascono dal sospetto che la donna sarebbe sessualmente insaziabile se non vi fossero questi freni. Pensate a Yusuf al-Qaradawi, il popolare religioso che conduce da anni su al-Jazeera un programma dagli accenti fortemente conservatori e che ha rivelato un inaspettato apprezzamento per le rivoluzioni della Primavera araba (dopo che erano già scoppiate, beninteso), senza dubbio perché aveva intuito che avrebbero portato alla rimozione dei tiranni che tormentavano e opprimevano lui e i Fratelli musulmani.
Di svitati che concionano sulla Donna Insaziabile Tentatrice potrei citarvene a profusione, ma rimaniamo su al-Qaradawi. Anche se afferma che le mutilazioni genitali femminili (che definisce "circoncisioni", un eufemismo comune che cerca di mettere questa pratica sullo stesso piano della circoncisione maschile) non sono obbligatorie, in uno dei suoi libri potete trovare questa impagabile osservazione: «Personalmente, vista la situazione del mondo di oggi, sono favorevole. Chiunque pensi che la circoncisione sia il modo migliore per proteggere le proprie figlie dovrebbe scegliere questa strada», scrive, e aggiunge: «I moderati sono favorevoli a usare la circoncisione per ridurre le tentazioni». Anche fra i «moderati», quindi, i genitali delle bambine vengono tagliati per assicurarsi che il loro desiderio sia reciso quando le fanciulle sono ancora in fiore (la scelta dei termini non è casuale).
In seguito al-Qaradawi ha emanato una fatwa contro le mutilazioni genitali, ma nessuno si è sorpreso nel 2008 quando i Fratelli musulmani in Egitto si sono opposti alla messa al bando della pratica. Alcuni esponenti, tra cui la parlamentare Azza al-Garf, una delle donne più in vista dell'organizzazione, sono contrari ancora. Eppure sono gli uomini quelli che non riescono a controllarsi per strada: dal Marocco allo Yemen le molestie sessuali sono endemiche ed è per il bene degli uomini che tante donne sono incoraggiate a coprirsi. Al Cairo c'è una metropolitana riservata esclusivamente a noi, per proteggerci da mani morte e molestie più pesanti; in Arabia Saudita c'è una miriade di centri commerciali a cui possono accedere le famiglie e dove gli uomini possono entrare soltanto se accompagnano una donna.ù
Spesso si sente dire che la crescente fragilità delle economie mediorientali preclude il matrimonio a tanti uomini, e c'è chi usa questa argomentazione per giustificare l'aumento delle molestie sessuali. In uno studio condotto nel 2008 dal Centro egiziano per i diritti delle donne, oltre l'80 per cento delle donne egiziane ha detto di aver subito molestie sessuali e oltre il 60 per cento degli uomini ha ammesso di molestare le donne. Ma non si sente mai parlare degli effetti che produce su una donna un matrimonio in età più avanzata. Le donne hanno impulsi sessuali oppure no? I fondamenti della biologia umana sembrano ancora un po' indigesti nel mondo arabo. E qui entra in scena quella chiamata alla preghiera e la sublimazione attraverso la religione, tanto brillantemente introdotta dalla Rifaat nel suo racconto. Mentre il clero di nomina governativa blandisce i poveri di tutta la regione con promesse di giustizia (e di vergini in età da marito) nell'aldilà, invece di fare i conti con la corruzione e il nepotismo dei dittatori nell'aldiqua, le donne sono ridotte al silenzio da uomini che le odiano sostenendo che Dio è saldamente schierato dalla loro parte.
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