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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2012 alle ore 08:15.

Leggo su un social forum a proposito della Una lama di luce di Andrea Camilleri, la seguente affermazione da parte di una lettrice: «Amo il personaggio Montalbano, ma la persona Montalbano sta cominciando a diventarmi antipatica». Alla faccia, penso, e poi dicono che i social forum sono una raccolta di stupidaggini e di bieco conformismo. Invece un'affermazione del genere è estremamente sottile. Che cosa si intende dire?
A scuola abbiamo imparato che per l'appunto persona vuol dire personaggio, maschera. La storia del pensiero teologico si è consumata per secoli per dimostrare che Dio è persona (anzi per alcuni addirittura tre) ma che ciò non significa affatto che Dio stia recitando, sia una maschera. Nei secoli più vicini a noi ci siamo dovuti fare una ragione che Epitteto non avera torto, ovverosia che la persona è definita dalla relazione con l'altro, cioè è un personaggio che recita su una scena. Certo tutto ciò vale per le persone del mondo reale, ma che senso ha affermare tale distinzione per un personaggio di finzione? È più che evidente che è un personaggio, ma in che senso è persona? Come fa un ente fittizio ad avere tutte queste sfaccettature?
La scaturigine di una simile impegnativa affermazione dunque è Una lama di luce, il romanzo di Andrea Camilleri che ha come protagonista Montalbano: si tratta del 19° della serie. Qui il personaggio ha a che fare contemporaneamente con tre casi distinti: una donna rapinata e conseguentemente molestata (ma fino a che punto?), tre tunisini scomparsi in seguito alla probabile connessione con un traffico di armi, una questione di commerci di opere d'arte. I primi due sono affari polizieschi, il terzo è un affare d'amore. Eh sì, Montalbano si innamora di una bella gallerista, ma questo innamoramento sarà per lui fonte di contorcimenti interiori.
Dunque personaggio e persona. Il personaggio Montalbano risponde alle sue caratteristiche consuete, umano e incazzoso, riflessivo quando serve, rapido quando occorre, anche se per gli standard di correttezza (altrui, non miei) fuma troppo, mi sembrava che prima fumasse meno. Il personaggio Montalbano si occuperà dei casi polizieschi e li risolverà. Ma la persona?
Proviamo a capire cosa intendeva la lettrice. Da un punto di vista interno alla storia (come piace dire ai francesi, infradiegetico) si potrebbe dire che Montalbano è un personaggio che in quanto personaggio è una maschera, come tutte, ma che in più recita la parte del commissario Montalbano, con i suoi tic, le sue sceneggiate, i suoi comportamenti pubblici, nel teatro del Commissariato. I suoi spettatori infradiegetici sono i suoi aiutanti, la sua squadra, e in molti casi anche le donne che gli gravitano attorno. Con tutte queste persone recita una parte, quella del commissario Montalbano, un uomo tutto di un pezzo. Diciamo che è una recita consapevole. E io in questo personaggio ci metto anche l'aspetto del seduttore. Come tutti sanno, soprattutto Mimì Augello, nelle imprese seduttive bisogna recitare.
Ma esiste una persona Montalbano che è diversa da questo: è un uomo che ha le sue debolezze e le sue fragilità, le sue incongruenze, i suoi dubbi, come li aveva Maigret, solo che Maigret non li aveva su se stesso, mentre Montalbano sì, ed è quello che succede nella Lama di luce. Ecco la persona Montalbano, un essere fallace, contraddittorio, indeciso, che forse può in certi casi essere anche un po' stronzo e dunque antipatico. Montalbano, è un personaggio tondo, e dunque naturalmente anche un personaggio complesso, prismatico come avrebbe detto Pontiggia. Ha molti lati, e forse uno di questi è la sua persona.
Sembrerebbe facile dire che la persona Montalbano è la persona vera, quella che non deve rispondere ai clichè che dal l'esterno gli vengono attribuiti, quella che si ritrova con se stessa e con se stessa fa i conti. Ma sofisticando si potrebbe anche dire che prima di tutto anche questa persona è finzionale, essendo parte di un racconto di fiction, e poi, cosa più importante, che qualsiasi persona, anche la più "vera", è una maschera, che mette in atto una recita, forse perché è impossibile che sia altrimenti. Quindi anche il Montalbano in crisi, che non sa che pesci pigliare con Livia, è una maschera, risponde alle interrelazioni sociali, a ciò che ci si aspetta da lui. I colleghi del Commissariato nulla sanno di questi aspetti, loro hanno a che fare con il personaggio.
Io penso che nel caso di Montalbano ci sia della sicilianità in questo gioco fra due maschere. Il maschio siciliano probabilmente più di altri non può sfuggire alla sua mascherata pubblica e alla sua maschera privata (si pensi a Brancati). Montalbano recita in pubblico la parte del Commissario integerrimo e cazzuto, Montalbano recita in privato la parte dell'uomo complesso, travagliato, angosciato. Ma si tratta di due recite, non è che c'è un vero Montalbano, sotto un Montalbano di facciata. Forse tutte le persone nel mondo reale esercitano questa doppia recita, siano essi maschi o femmine, e forse questo è ciò che Camilleri vuole farci capire.
Ma la lettrice che ama il personaggio e comincia ad avere in antipatia la persona, a quale dei due si riferisce? Così come abbiamo messo le cose parrebbe che ami il personaggio pubblico Montalbano, simpatico, crudo, talvolta beffardo, ma efficiente, umano, affidabile e implacabile. Il Montalbano che amerebbe di meno forse è colui che passa le serate al telefono con le sue donne, senza sapere come risolversi.

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