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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2012 alle ore 09:52.

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Harry Belafonte. (Ap)Harry Belafonte. (Ap)

Locarno, Dree Hemingway e Sean Baker hanno tubato su twitter: gli ultimi due postavano foto e confessavano la loro stupita emozione verso il festival ticinese, la rassegna, con i suoi spettatori e addetti ai lavori, ha subito mostrato entusiasmo per Starlet, un'opera delicata ed emozionante, mai retorica e ben scritta e interpretata. Nell'evento cinematografico svizzero c'è una regola: mai accontentarsi. Non fate mai la prima scelta che vi viene in mente, non scegliete solo la pur meravigliosa e suggestiva Piazza Grande. Siate curiosi, come lo sono direttore e selezionatori.

E in questo modo, nel Concorso internazionale potrete scovare lavori pregiatissimi come Starlet di Sean Baker, in cui tutto gira a dovere, nulla è lasciato al caso o all'approssimazione. Eppure il punto di partenza è una delle tante amicizie senza età di cui il cinema è costellato (da Harold e Maude a Gran Torino, c'è ogni tonalità di sentimento, dall'amore all'amicizia), non un'idea rivoluzionaria. Ma appena scopri Dree Hemingway, pronipote di Ernest, quella sua faccia da schiaffi e angelica allo stesso tempo, quando scorgi il viso solcato dal tempo di Besedka Johnson, capisci che si scontreranno e si troveranno, ma che nulla di banale succederà tra loro.

Baker compone due film diversi, il ribellismo giovanilistico della bionda attrice e dei suoi coinquilini border line si mischia all'austera vita dell'anziana e rigida signora, usando come legame un piccolo "giallo" che è allo stesso tempo strumentale e fondamentale. Dree è più dolce e fragile di quello che vuol dimostrare, Besedka è meno indifesa di quello che potremmo credere, ed è anche grazie alla curiosità della prima e alla causticità della seconda che entriamo in questa improbabile, sofferta e solidissima sorellanza. E stupisce che Baker la intuisca cosí bene, sfiorandola e allo stesso tempo cogliendola in pieno. I distributori italiani non dovrebbero farselo sfuggire questo film: sa essere piacevole, fluido e allo stesso tempo profondo. Poco più di cento minuti di ottimo cinema.

Qualcosa in più, invece, di solo cinema è stato ed è Harry Belafonte. Qui a Locarno per il Pardo d'onore, ha catturato un'ovazione con la sola presenza, ha trattenuto il pubblico con il documentario che lo racconta con poesia e impegno Sing your song, ha disseminato di parole pesanti le sue interviste, tuttora coinvolto in lotte politiche e sociali di grande spessore. L'autore di Banana Boat- "quando vado a vedere una partita di baseball e la telecamera mi inquadra, tutti la cantano: non ho fatto solo quella, ma sono felice di tutto quell'affetto"- si è fatto amare dal Ticino, diventando una presenza cult al Festival. E il documentario di Susanne Rostock, del 2010, sa raccontarlo in questa doppia veste, spensierata e coraggiosa. E a 85anni, Harry, esprime una vitalità e una voglia di combattere contagiose. Come non amare chi ha saputo scagliarsi contro la segregazione e, nella stessa vita, ha fatto un numero con i Muppets?

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