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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2012 alle ore 08:21.
Questa, aperta nel 1842 a San Pietroburgo da Gustav, discendente da ugonotti francesi rifugiatisi sul Baltico nel '600, fu portata alla fama internazionale dal figlio Carl, che da accorto uomo d'affari produceva inestimabili gioie e oggettini da pochi rubli, anche questi eseguiti però con la massima cura, per tenere alto il nome dell'azienda. In mostra sfilano ovviamente solo i pezzi più preziosi e gli occhi non sanno dove posarsi: se sui portasigarette imperiali, come quello – mozzafiato – in smalto guilloché color oro rubino con la corona di diamanti, o sulle tabacchiere (sublime quella verde, in nefrite e diamanti, di Nicola II); se sui vasetti di cristallo di rocca che paiono pieni d'acqua, con mughetti di perle e violette di smalto, o sul binocolo da teatro di Aleksandra Fjodorovna, in smalto guilloché color salmone con tralci di diamanti.
Proprio lo smalto guilloché fu una delle ragioni del successo planetario di Fabergé: inventato in Francia nel '700, fu perfezionato dai suoi smaltatori e portato a livelli ineguagliabili. Consisteva in una base d'oro o d'argento fittamente incisa a raggi, onde o moiré, su cui si stendeva lo smalto trasparente: 144 i colori in catalogo, dal pallido e raffinatissimo bianco ostrica ai citati oro rubino e rosa salmone; dal blu reale al rigato giallo-blu creato per Leopold de Rothschild: i colori della sua scuderia.
Di fronte alle Uova pasquali, poi, lo stupore cresce ancora. Che dire infatti dell'Uovo dell'incoronazione, 1897, la cui superficie cita il decoro dei manti imperiali della cerimonia e che all'interno cela la perfetta (e funzionante) miniatura d'oro della carrozza con cui Aleksandra fu condotta alla Cattedrale di Mosca? O dell'Uovo dei Mughetti (questo Art Nouveau, mentre gli altri sono di gusto storicista), donato nel 1898 da Nicola II alla moglie, con minuscoli brillanti che simulano gocce di rugiada sui fiori prediletti della zarina? O dello squisito Uovo albero di alloro da lui donato alla madre nel 1911, con le foglie in nefrite trapunte di piccole gemme?
La Fondazione moscovita conserva anche il primo Uovo pasquale ordinato per la moglie nel 1885 dal padre di Nicola, Alessandro III: esternamente in smalto bianco poroso – come un guscio d'uovo – ha il "tuorlo" d'oro opaco che racchiude una gallinella preziosa, scrigno a sua volta di una corona imperiale e di un ciondolo-uovo in rubino (questo perduto). La zarina ne fu sedotta e da allora ogni anno ricevette dal marito un Uovo Fabergé. Dopo la sua morte, sarebbe stato il figlio Nicola II a donarne, ogni Pasqua, uno a lei e uno alla moglie. Fino al fatale 1917, quando tutto cambiò e quello sfarzo, così stridente con le condizioni di vita del popolo, fu spazzato via per sempre.
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Fabergé. Il gioielliere degli ultimi zar, Torino, Reggia di Venaria, fino al 9 novembre