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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2012 alle ore 15:18.

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Gerardo Marotta, fondatore dell'Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli (Ansa)Gerardo Marotta, fondatore dell'Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli (Ansa)

In occasione dell'incontro internazionale sui beni culturali come beni comuni, svoltosi all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici il 24 giugno 2011, in segno di protesta è stato chiuso il portone di Palazzo Serra di Cassano, così come fece il duca Luigi Serra di Cassano durante la repressione della Repubblica napoletana del 1799. Il duca Luigi, infatti, chiuse il portone su via Egiziaca che all'epoca, quando non c'era la basilica a piazza del Plebiscito, prospettava visivamente sul Palazzo reale, sede di quel potere che aveva condannato a morte il figlio. Così anche la nostra protesta simboleggia il rifiuto di una connivenza anche visiva con il centro del potere.

Il libro è sempre stato considerato un oggetto sospetto, perico¬loso. Già gli imperatori cinesi, tra cui il primo fu Quin Shi Huang nel 213 a.C., hanno bruciato i libri. Ci sono stati tanti roghi di libri nella storia, ma i più famigerati furono quelli perpetrati dai nazisti nel 1933. Queste azioni spettacolari dal significato prettamente simbolico possono essere lette come forme di guerra alla cultura, aperte, sfrontate; molto più subdole sono invece le azioni a cui assistiamo oggi, i modi in cui si fanno morire i libri e la cultura. Uno di questi modi potrebbe essere considerato la delegittima¬zione derivata da annunci e promesse puntualmente disattese dagli stessi pronunciatari, quasi sempre rappresentanti delle nostre isti¬tuzioni. Mi riferisco alle vicende che hanno visto e vedono ancora protagonista la biblioteca dell'Istituto Italiano per gli Studi Filoso¬fici. In principio furono dati in consegna da parte del demanio dello Stato i locali del complesso monumentale del convento dei Girolamini. Poi ci fu il terremoto del 23 novembre 1980 e solo pochi giorni dopo gli sfollati di vico Grotta della Marra, invece di ricevere adeguata sistemazione, furono alloggiati (e vi rimasero per ben sette anni) nei locali offerti come sede della biblioteca dell'I¬stituto e come foresteria della sua Scuola di Studi Superiori

C'è stata infine una promessa solenne di tutte le istituzioni di offrire i locali della caserma Nino Bixio per unire la biblioteca dell'Istituto con quella della Scuola Militare Nunziatella, ma anche questa promessa è stata disattesa. Poi c'è stata una nuova promessa, sulla cui attuazione ancora speriamo, della destina¬zione di un immobile, già sede del CONI, in piazza S. Maria degli Angeli, sulla quale attualmente insiste la grande voragine di un cantiere della metropolitana. Per questo progetto, nel 2008 sono stati stanziati dalla Regione Campania su fondi dell'Unione Euro¬pea 6.800.000 euro per l'acquisto e la ristrutturazione dell'immo¬bile e per l'allestimento della biblioteca. La realizzazione di que¬sto programma è ancora sospesa, e ciò conferma che siamo pur¬troppo una nazione in cui c'è una politica degli annunci di pro¬getti che non vengono mai portati a termine.

La scrittrice Mar¬guerite Yourcenar ha scritto un libro intitolato Le memorie di Adriano, in cui si afferma che le biblioteche sono come i granai: servono nei tempi di carestia. Il problema è che in assenza di biblioteche il grano, cioè i libri, ammuffisce, e in sostanza questo è il grido di ribellione che l'avv. Marotta ha lanciato, cioè che è indegno di un paese civile che ci siano i mezzi e i locali, ma che sia semplicemente l'inerzia, molte volte interessata, a bloccare la messa in atto di qualsiasi progetto. Eppure all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, seguendo una tradizione di sano giacobinismo unita alla tenacia e alla grande forza di volontà che l'avv. Marotta ha saputo trasmettere ai giovani, non ci si arrende nei confronti delle difficoltà. Adesso nutriamo grandi aspettative sulla nuova giunta del Comune di Napoli, nonostante gli ostacoli iniziali che sta incontrando. Si dovrebbe fare una cosa semplicissima: sbloc¬care immediatamente i fondi già stanziati, perché più si aspetta e più i costi crescono.

Devo dire che l'avv. Marotta ha fatto delle cose di grande ele¬ganza nell'acquisto non solo dei libri, ma anche degli scaffali necessari, scaffali che appartenevano a Gioacchino Murat e dunque i libri avrebbero un'ottima accoglienza; quello che manca a un'isti¬tuzione come questa, che ha molti borsisti e ricercatori e vede la cir¬colazione di molti insegnanti, ospitando anche tre lezioni contem¬poraneamente, è appunto una biblioteca in cui si trovino libri diffi¬cilmente reperibili in altri luoghi; un'istituzione così è monca senza libri e senza i più moderni strumenti multimediali.

Pertanto vorrei associarmi a questa sacrosanta protesta civile che non ha alla base alcun interesse personalistico, anzi lo stesso promotore, l'avv. Marotta, si è spogliato negli anni dei suoi beni privati per garantire la sopravvivenza dell'Istituto e la costituzione della biblioteca, luogo di studio e di ricerca, bene comune per la formazione delle future generazioni, e anche tutti quelli che lavo¬rano nell'Istituto, generalmente a titolo gratuito, mettono le loro capacità e la loro abnegazione nell'immenso lavoro di diffusione della cultura, da Antonio Gargano a Wolfgang Kaltenbacher, a Vittorio De Cesare, Aldo Tonini, Arturo Martorelli e tanti altri, una comunità che lavora per Napoli, comunità trattata però con indifferenza e quasi con fastidio. Questa è una cosa indegna e che indigna, e trovo che sia nell'interesse di tutti, dei politici e anche dei cittadini, riconoscere in Napoli anche un altro volto, un volto molto più presentabile degli altri.

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